E’ senza dubbio uno dei personaggi più celebri dell’Odissea di Omero. E anche uno dei più crudeli; secondo il racconto del poeta greco, afferrò alcuni fra i compagni di Ulisse e li divorò senza pietà. Stiamo parlando di Polifemo, il gigante da un occhio solo, figlio del dio Nettuno, e appartenente alla razza dei ciclopi.
Secondo il mito, Ulisse approdò nell’isola di Polifemo, per rifornirsi di cibo. Entrato nella grotta del gigante, insieme ai suoi uomini, fu imprigionato dal mostro. Dopo che l’essere ebbe ucciso alcuni dei suoi compagni, il Re di Itaca escogitò un piano per fuggire: avrebbe accecato il ciclope, guadagnando la salvezza e la libertà.
E così andò: i greci riuscirono a fuggire, mentre Polifemo, accecato, lanciava i massi in mare.
La leggenda si arricchì di particolari: in tanti pensano che i macigni lanciati da Polifemo divennero le isole Eolie (altri ritengono che si tratti dei faraglioni di Aci Trezza, vicino Catania). Cosa significa tutto questo? Possibile che l’Odissea sia ambientata in Italia, e più esattamente vicino alle coste della Sicilia?
E’ probabile, dato che la razza dei ciclopi è stata accostata a quest’isola.
Esaminiamo, dunque, un altro passo del mito: secondo la leggenda, i ciclopi erano gli aiutanti del dio del fuoco Efesto. Essi forgiavano le armature, le spade e gli scudi degli Dei e degli eroi. Il luogo in cui si trovava la fucina delle divinità era stata costruita nell’interno di un vulcano, sede di Efesto.
Ebbene, in tanti sono propensi ad affermare che questo luogo non sia altro che l’Etna, ovvero uno dei vulcani più attivi in Europa.
E questo confermerebbe ulteriormente il fatto che la dimora dei ciclopi era in Sicilia. Tuttavia, siamo ancora nell’ambito delle leggende.
Ma un sensazionale ritrovamento avvenuto tremila anni fa, proprio da parte dei marinai greci, fa propendere alla vera esistenza dei giganti monocoli.
Cosa trovarono questi marinai? Esattamente dei grandi teschi con una cavità che veniva ricondotta a quello che doveva essere un unico occhio. Ebbero timore di tutto questo, e pensarono che l’isola fosse abitata da mostruose creature sanguinarie.
Ma quei crani appartenevano veramente ai ciclopi? La risposta è no.
Dalle analisi effettuate dagli archeologi venne fuori che i resti erano quelli di una specie di elefanti nani, animali che vissero migliaia di anni fa. La cavità oculare non era altro che l’apertura della loro proboscide.
Ma come giunsero in Sicilia queste creature? Si pensa che furono le grandi glaciazioni a permettere l’emigrazione dei pachidermi.
L’elefante nano venne adottato dalla città di Catania: una delle piazze più celebri è proprio la Piazza dell’Elefante, dove campeggia una statua del pachiderma chiamato U’ liotru.
Ad ogni modo, il mistero dei ciclopi è lontano dall’essere risolto: in molte tradizioni globali, il gigante dall’occhio solo fa la sua comparsa. Sono presenti tracce addirittura nel Mar Baltico, e anche Le Mille e una notte arabe parlano di queste creature spaventose.
Ed esistono riscontri anche nella medicina.
Cosa significa tutto questo? Possibile che i ciclopi siano una realtà? La risposta è affermativa.
L’essere che viene definito ciclope è un individuo affetto da oloprensecefalia. Questa patologia consiste in una malformazione genetica in cui il cervello non è diviso in due emisferi.
Questo porta alla presenza di un unico occhio, collegato ad un solo emisfero cerebrale. Una malattia molto rara che ha dato vita all’antico mito di questi giganti.
Possibile che Polifemo sia, allora, realmente esistito? Forse era un uomo affetto dall’oloprensecefalia che, ovviamente, non lo rendeva simile agli altri, suscitando grande paura e mistero.
Ma l’ignoto rappresenta la forza delle leggende.
Ciò che è ignoto, spaventa. Eppure, attrae.
Forse, questo era stato anche il pensiero di Ulisse, terrorizzato ma incuriosito dai grandi enigmi del mondo, tanto da dirigere la sua nave verso luoghi sconosciuti.
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