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mercoledì 5 marzo 2014

L’enigma di Tiahuanaco: l’ipotesi di Arthur Posnansky



Secondo l’archeologo austriaco Arthur Posnansky (1873-1946), la città di pietra ubicata a 3844 metri s.l.d.m. nell’altopiano andino, conosciuta oggi come Tiahuanaco, sarebbe stata costruita circa 15.000 anni prima di Cristo. Questo dato non concorda con l’archeologia ufficiale, che in base al metodo del carbonio 14 ha datato alcuni oggetti ritrovati nei pressi della città al 200 d.C.
Come sappiamo però una città, come qualsiasi altro monumento in pietra è molto difficile da datare, e non sempre ci si più basare sul metodo del carbonio 14.
A volte popoli sucessivi hanno vissuto presso il monumento che idolatravano e consideravano sacro. Il loro resti ossei o i resti ossei degli animali dei quali si cibavano sono spesso stati interrati presso le fondamenta del monumento e tutto ciò rende difficile la datazione.
A tale proposito si ricorda che per il sito archeologico di Sacsayhuaman l’ultima datazione ha retrodatato di circa 300 anni la costruzione del monumento, attribuendolo alla cultura Kilke, e non agli Incas come prima universalmente accettato, anche in seguito allo studio di documenti storici.
Nelsuo libro Eine prähistorische Metropole in Südamerika, (Una metropoli prestorica in Sud America), Posnansky faceva notare che il più grande e leggendario “Dio incarnato” che avesse mai percorso le vallate del continente sudamericano fu Viracocha, la persona suprema del mondo andino.
Secondo le leggende Viracocha era apparso presso il sacro lago Titicaca e da li avrebbe rifondato la Terra dopo il diluvio.
Posnansky però sosteneva che Tiahuanaco era stata costruita prima del diluvio, che lui stesso situava nel 9500 a.C.
Secondo l’austriaco quando la città fu costruita era situata sulle sponde del lago che poi, in seguito agli sconvolgimenti del diluvio universale abbassò il suo livello di circa 34 metri, lasciando Tiahuanaco senza la funzione portuale che aveva ai suoi primordi.
Le tre costruzioni più importanti di Tiahuanaco sono: la piramide di Akapana, il tempio Kalasasaya e il templete semi-subterraneo.
E’ probabile che la Akapana fosse una piramide a gradoni, forse utilizzata come fortezza dagli antichi abitanti di Tiahuanaco.
Già nel XVIII secolo era stata data ad uno spagnolo detto Oyaldeburu la concessione di effettuare degli scavi nella piramide di Akapana, infatti si credeva che nascondesse dell’oro al suo interno. 
In realtà furono trovati dei condotti all’interno della costruzione ma non affiorò alcun tesoro. Sono state avanzate alcune ipotesi per la costruzione di questi condotti, in particolare che furono utilizzati per muovere flussi d’acqua, ma a questo punto si entra nel campo della pseudoscienza non provata. Alcuni ricercatori riportano che il flusso d’acqua serviva per purificare del minerale. Secondo Posnansky i condotti dell’Akapana erano connessi con altre strutture in pietra situate nella direzione del lago e questa sarebbe un’ulteriore prova che l’Akapana sarebbe stata una sorta di macchina per il lavaggio di qualche minerale (forse minerale grezzo dal quale poi veniva estratto oro).
Posnansky studiò a fondo anche la famosa Porta del Sole, che secondo lui era la rappresentazione di un calendario di dodici mesi.
Mentre la figura centrale (che rappresentava il mese di settembre), fu riconosciuta dalla maggioranza degli studiosi come Viracocha, le altre figure rappresenterebbero i mesi del calendario che avrebbe avuto inizio nell’equinozio di primavera (settembre nell’emisfero sud).
Il tempio Kalasasaya, di 137x122 metri, costruito sull’asse est-ovest, era, secondo Posnansky, un osservatorio astronomico di pietra. Posnansky dimostrò con complicati calcoli che gli undici pilastri che sostengono la struttura occidentale del tempio fissano in determinati giorni dell’anno gli equinozi e i solstizi.
Fu proprio lo studio del Kalasasaya che portò Posnansky alle stupefacenti conclusioni sull’epoca di costruzione dell’intera città: mentre misurava la distanza e gli angoli tra i punti dei solstizi si rese conto che la struttura stessa del tempio indicava una inclinazione della Terra rispetto al Sole di 23° 8 ' 48 ", che non coincideva con l’inclinazione dell’eclittica del 1930 che era di 23° 27'.
In base all’indicazione di scienziati della conferenza internazionale delle Effemeridi di Parigi (1911) l’inclinazione di 23° 8 ' 48 "dell’eclittica corrisponde al 15.000 a.C.
Di fronte all’entrata principale del tempio Kalasasaya vi è una piazza situata a circa due metri al di sotto del terreno, che viene conosciuta in spagnolo come templete semi-subterraneo. Nelle pareti di questa piazza vi sono 48 lito-sculture cefaliformi, che rappresentano teste antropomorfe e zoomorfe.
La maggioranza di quest’ultime sono tótem felini, ma vi sono anche raffigurazioni ittio-formi.
Il significato di queste sculture cefaliformi è da ricercarsi in culti  totemici, importanti nelle culture arcaiche.
Al centro di quest’area semi-sotterranea vi sono alcuni monoliti, di cui uno viene chiamato KonTiki, una scultura antropomorfa dotata di barba. Quest’ultima figura è un enigma per gli studiosi, in quanto è risaputo che gli indigeni del Nuovo Mondo sono in maggioranza glabri. Secondo alcuni il Kon-Tiki sarebbe un’altra rappresentazione di Viracocha.
La tesi di Posnansky è stata obviamente confutata dalla maggioranza degli archeologi accademici, però bisogna notare che a Tihuanaco sono stati scavati solo 50 ettari su 450, quindi la possibilità di trovare altri reperti archeologici che potrebbero in parte avvallare la tesi dell’austriaco è alta.
Se Tiahuanaco fosse stata realmente costruita addirittura quindici millenni prima di Cristo tuttavia, non solo la Storia del Nuovo Mondo, ma l’intera Storia umana dovrebbe essere riscritta.
Potrebbe realmente essere stato Viracocha il fondatore di Tiahuanaco? E se così fosse, da dove veniva il Dio incarnato ancora oggi venerato nel mondo andino?
Fonte,  
autore YURI LEVERATTO

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