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L'AMORE DI DIO PER GLI ESSERI UMANI E TENERO COME IL BACIO CHE MARIA DIEDE A GESU APPENA NACQUE Redazione di Loris Paglia

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sabato 8 febbraio 2014

Sorpresa: l’Arca di Noè era tonda…





Un’alluvione catastrofica sta per distruggere l’umanità. Dio si rivolge al suo prediletto e gli rivela come salvare la sua famiglia e tutti gli animali, facendoli salire a due a due su una nave costruita seguendo le sue indicazioni. Se pensate di aver già sentito questa storia, avete proprio ragione: sembra proprio il racconto di Noè e dell’Arca. Ma in realtà, questo non è il testo biblico, ma la traduzione di una tavoletta mesopotamica che ha riservato una novità inattesa.
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LA TAVOLETTA DI ARGILLA, IN MANO AD IRVING FINKEL
Quel piccolo blocco di argilla, antico di quasi 4 mila anni e ricoperto di parole incise in cuneiforme, è stato definito uno dei più importanti documenti mai scoperti. A leggerlo ed interpretarlo, è stato un curatore del British Museum, Irving Finkel, che ha subito capito di trovarsi di fronte alla descrizione del Diluvio Universale, se non fosse per un dettaglio assolutamente originale: nel testo, vengono date indicazioni per costruire una enorme barca di forma circolare. “È stato un momento da infarto scoprire che l’Arca doveva essere rotonda. Una vera sorpresa!”, ha detto lo studioso parlando all’ Associated Press .
Sul suo blog, ha poi aggiunto: “Nessuno aveva mai pensato a questa possibilità. La tavoletta descrive il materiale necessario per costruirla: corda in fibra di palma, nervature di legno e tinozze di bitume bollente per rendere il vascello impermeabile. Il risultato è un tradizionale coracle (una barca fluviale tondeggiante, tuttora usata nel Regno Unito e in Oriente, N.d.A.), ma la più grande che il mondo abbia mai immaginato, con una superficie di 3600 metri quadrati, equivalenti a 2/3 di un campo da calcio, e pareti alte 6 metri. La quantità di corda necessaria, se distesa in linea retta, collegherebbe Londra ad Edimburgo!”
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Per quanto imprevista, l’Arca rotonda avrebbe avuto comunque un senso. Sigillata con il bitume, non sarebbe affondata e sarebbe scivolata sulle acque tempestose di quella alluvione senza precedenti. “Non doveva andare da nessuna parte, doveva solo galleggiare ed era un tipo di imbarcazione che conoscevano molto bene: è ancora usata in Iran e in Iraq per trasportare il bestiame da un lato all’altro dei fiumi”, ha detto Finkel al quotidiano The Telegraph. Ma la sua traduzione ha fatto andare su tutte le furie i gruppi cristiani fondamentalisti e creazionisti, coloro cioè che ritengono la Bibbia un testo sacro da prendere alla lettera- a partire dalla Genesi, messa in contrapposizione al Darwinismo.
UN’ARCA RICOSTRUITA SECONDO LE INDICAZIONI BIBLICHE
Le pagine dell’ Antico Testamento descrivono con accuratezza l’Arca di Noè, nella quale- proprio come dice la versione mesopotamica- gli animali entrarono a coppie ( “a due a due”), per salvarsi da 40 giorni e 40 notti di pioggia torrenziale. L’imbarcazione costruita in legno era lunga 300 cubiti, larga 50 ed alta 30: tradotto in metri, circa 137 di lunghezza, 23 di larghezza e 13 di altezza. Nulla a che vedere con quanto descritto dalla tavoletta del British Museum.
Così Ken Ham, uno dei fondatori dell’associazione Answers in Genesis (Risposte nella Genesi) ha contestato la fondatezza di quel testo antico. “La verità è quella scritta nella Bibbia, visto che è un libro ispirato da Dio, poi è stata corrotta nel tempo dai Babilonesi. Le altre leggende di alluvioni sono versioni create dagli uomini di quell’evento chiamato Diluvio di Noè, che avvenne 4400 anni fa“, ha scrittto Ham, senza accettare ragioni.
Eppure, è stato ormai accertato esattamente il contrario: furono gli Ebrei, durante la Cattività Babilonese, nel VI secolo a.C., ad assimilare i miti e le tradizioni del popolo che li aveva conquistati e deportati. Nel 1872, venne scoperta la prima versione babilonese del diluvio all’interno dell’Epopea di Gilgamesh, l’antico poema babilonese nel quale il re e semidio, nel suo viaggio alla ricerca dell’immortalità, incontra Utnapishtim , l’uomo al quale il dio Ea/Enki ha permesso di salvarsi con le varie specie animali a bordo di una grande nave sigillata con pece e bitume.
UN’IMBARCAZIONE TONDA DI VIMINI, ANCORA IN USO IN VARIE PARTI DEL MONDO
Ma lo stesso racconto aveva versioni ancora più antiche e vedeva come protagonista il re Atrahasis ( in accadico “Il molto saggio”) e il re sumero Ziusudra (“Dalla lunga vita”). Nomi diversi, per la medesima vicenda mitica. Questo, ovviamente, secondo l’interpretazione della storiografia ufficiale. “Sono sicuro che l’arca e il diluvio siano un’invenzione mesopotamica”, ha infatti affermato Finkel. Ma per i ricercatori alternativi, è tutta un’altra storia…
SABRINA PIERAGOSTINI

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