Sembra che gli Stati Uniti hanno intenzione di riaprire il sito militare, ovvero un avamposto nell’Aspromonte è di importanza critica per l’esercito del futuro degli Stati Uniti.
Era il marzo del 1959 quando Arthur G. Trudeau, generale dell’Esercito degli Stati Uniti, proferì queste parole. Il generale Trudeau fu messo a capo di una task force finalizzata allo sviluppo di una progetto per l’installazione di un “avamposto militare con equipaggio”, destinato a “proteggere i potenziali interessi degli Stati Uniti nel Mediterraneo”.
Quella che sta dietro a questo studio segreto, denominato ‘Aspromont Horizon’,è la completa realizzazione della base militare a partire dal 1965, che non ha mai visto la sua completa realizzazione… almeno ufficialmente.
Il piano prevedeva la costruzione di una base di montagna autosufficiente che sarebbe servita come avamposto per il completo controllo del Mediterraneo e ulteriori delicate sperimentazioni scientifiche top secret. Essa avrebbe ospitato un equipaggio di 100-200 persone, tra scienziati, tecnici e militari. La tesi era che l’Aspromont Horizon avrebbe potuto avere un iter simile a quella del Progetto Manhattan, il piano segreto per lo sviluppo dell’ordigno nucleare durante la seconda guerra mondiale.
Così, l’8 giugno del 1959, un gruppo di studio del Ballistic Missile Agency Army (ABMA) consegnò all’esercito americano uno studio di fattibilità denominato ‘Aspromont Horizon‘. Lo studio contemplava la dislocazione del razzo multistadio Saturn II, all’epoca ancora in fase di sviluppo, e l’installazione di laboratori scientifici, per sperimentazioni genetiche e batteriologiche. Il costo orientativo dell’operazione fu stimato in circa 2 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda l’ubicazione della base, lo studio prese in considerazione Nardello una splendida località aspromontana incontaminata e difficile da raggiungere. I tecnici scelsero questo luogo perché ricco di cavità naturali e grotte, utili a proteggere la base da sbalzi termici e da eventi meterologici. Inoltre la particolare geologia del luogo dava la possibilità di realizzare delle strutture cilindriche sepolte e di collocare la base in una posizione capace di ottimizzare la luce solare.
La notizia ancora più riservata, da sempre sulla bocca dei curiosi, è che la base di Nardello venga ancora impiegata per concepire velivoli non convenzionali, funzionanti con generatori ad antimateria asportati da alcune navicelle extraterrestri catturate in seguito a crash, che permetterebbero di attraversare le barriere spazio-temporali a velocità uguali o superiori a quelle della luce! Giacomo Figurella, un fisico italiano che ebbe modo di lavorare all’interno del sito, affermò di aver visto all’interno degli esseri ibridi con caratteristiche sorprendenti: non erano esseri umani, avevano mani e piedi palmati e respiravano attraverso branchie poste sotto il collo. A ciò si aggiungono le testimonianze di alcuni ex dipendenti, che affermerebbero di aver lavorato a contatto con esseri alieni per lo sviluppo di armi batteriologiche.I numerosi avvistamenti giornalieri che i turisti e le equipe televisive di tutto il mondo, hanno immortalato in questi anni con le loro videoriprese e foto, confermerebbero che la base di Nardello funziona e nasconde segreti che farebbero impallidire i più accaniti appassionati ed esperti di UFO.
Foto inedite e straordinari racconti d’epoca, quando l’ex base USAF di Monte Nardello era il cuore dell’Aspromonte
tratto da strettoweb.com
Nel cuore dell’Aspromonte, a circa 1.750 metri di altitudine, sorge l’ex base U.S.AF. di Monte Nardello costruita nel 1965 insieme con quella di Catania e di Trapani per il controllo delle telecomunicazioni nell’area del Mediterraneo. L’uso dei satelliti, poi, determinò la fine dell’operatività della Base USAF di Monte Nardello nela seconda metà degli anni ’80. Il sito è ubicato a circa 10 chilometri dalla frazione di Gambarie, rinomato centro turistico e sciistico del comune di Santo Stefano in Aspromonte. L’ex base sorge nel territorio del Comune di Roccaforte del Greco, fa parte del Parco dell’Aspromonte, e oggi, si trova in uno stato pessimo di conservazione, tanto da costituire una vera e propria minaccia ambientale.
Ma una volta non era così. Qualche decennio fa, la base USAF era un centro ricco di vita e d’interesse, come ci ha raccontato Jim Hoose, ex militare dell’USAF che oggi vive in Florida e che a Nardello era Sergente Maggiore. Jim è stato in Italia per ben 6 anni, dapprima nella base del Monte Paganella, sulle Dolomiti, dal 1973 al 1976, poi a Nardello dal novembre 1976 al dicembre 1977 e infine sul Monte Cimone dal gennaio 1978 al 1979. Nella sua carriera è stato anche in Corea del Sud, Olanda, Germania e Gran Bretagna, ma in Aspromonte e soprattutto in Italia ha lasciato alcuni dei suoi ricordi più belli che oggi vuole fare rivivere sul nostro giornale.
Raccontandoci della sua esperienza italiana, non può che partire dalle Dolomiti: “ero sul Monte Paganella con altri 7 americani, non potevamo usare l’uniforme perchè dovevamo prendere la funivia per andare al lavoro e il governo non voleva che i turisti vedessero militari, quindi avevamo abiti civili, eravamo in incognito. Vivevamo a Lavis, in un villaggio locale, e lì ci siamo divertiti tantissimo. Per raggiungere la base dovevamo spostarci, ma la gran parte della nostra vita era con la popolazione locale, con cui ci siamo trovati a meraviglia. Lì ho imparato molto della cultura italiana, ho iniziato ad amare grappa e polenta. Il mio cuore è diventato italiano, tutto mi è piaciuto molto, e mi sono innamorato della musica. Sono diventato un grande fan di Marcella, Mina, e soprattutto Adriano Celentano. In questo momento, oggi qui in Florida, il mio lettore MP3 ha canzoni italiane: da Montagne Verde e Piccola e Fragile fino a Bella senz’anima, 24000 baci e Per Averti. A Nardello, in Aspromonte, sono arrivato nel 1976. Lì era tutto molto diverso. Stavamo nella base, dormivamo e vivevamo a dieci metri dal posto di lavoro, e raramente ci muovevamo da lì. Avevamo abitazione, cucina e intrattenimento tutto sul posto. Eravamo in 40 a lavorare alla base, 25 americani e 15 italiani. Per mesi non sono mai uscito dalla base, poi abbiamo acquistato un veicolo che ci ha aiutato a muoverci un pò. Gli italiani erano di Santo Stefano e Gambarie, lavoravano per un tot. di ore e poi tornavano nella loro casa: sono diventato amico con molti di loro, ma purtroppo non ho più nessun contatto. Che peccato che all’epoca non esistesse internet!!! Avessi avuto internet in quegli anni, avrei visitato molto meglio l’Italia e avrei mantenuto molti più contatti con gli amici fatti in quegli anni, con i quali invece adesso mi sono perso“. Piuttosto se qualcuno si ricorda di Jim e volesse contattarlo, può inviare un’email alla nostra Redazione!
“Molto spesso, quando posso andare in vacanza, vorrei tornare dai miei vecchi amici di Lavis e Gambarie. Erano tutti così gentili e cordiali … di Nardello ricordo benissimo il primo giorno in cui sono arrivato, sbarcando all’Aeroporto di Reggio. Sono venuti a prendermi un paio di ragazzi con un pick-up americano e per arrivare alla base mi hanno spiegato che la strada era semplicissima: bisognava proseguire sempre dritti e ogni bivio che si incontrava, bisognava svoltare verso monte, dove la strada saliva. Siamo passati da Santo Stefano che era sera, era già buio. La strada era molto tortuosa, piena di curve soprattutto negli ultimi chilometri. In quei mesi ho guidato molte volte dalla base all’aeroporto, non solo macchine comuni ma anche ambulanze e grandi camion. Potete immaginare cosa significa guidare quei camion in strade così piccole e tortuose.
In poco tempo sono diventato uno dei migliori piloti dell’Aspromonte, eheh! Mi ricordo che andavo a Villa San Giovanni dove prendevo spesso il traghetto per Messina, da dove poi dovevo raggiungere Sigonella per i rifornimenti. Ricordo anche di aver percorso l’A3 Salerno-Reggio Calabria per arrivare a Napoli, un’autostrada bellissima, con tanti ponti molto alti, davvero affascinante. Di Reggio mi ricordo le palme e i cactus. In Florida queste piante sono note a tutti, ma non pensavo di trovarle in Italia, anche perchè venivo da un’esperienza in Trentino Alto Adige. Di Reggio mi ricordo un territorio ricco di storia e cultura, con tanti millenni di vita alle spalle. Ma il mio ricordo più bello è quello di Monte Nardello, un posto meraviglioso per ambiente e natura. Da lì guardavo l’Etna ogni sera, ed era bellissimo! I giorni più belli erano quelli con tante nubi intorno a noi: da Nardello si poteva vedere solo la vetta dell’Aspromonte, Montalto, e l’Etna, che spiccavano su un mare di nuvole. In quei giorni mi sembrava di essere in un posto diverso, con queste “isole” che si potevano vedere da lassù.
L’inverno era bellissimo, nevicava davvero molto. La strada d’accesso alla base era difficoltosa da percorrere, i rami sporgenti dei faggi facevano un arco intorno al manto stradale ed era davvero meraviglioso. Dovevo mettere le catene alle autovetture ma lo facevo con piacere, tanto era suggestivo quello scenario! Mi ricordo un giorno che mentre stavo uscendo di casa, la porta si chiuse dietro di me e fece crollare un sacco di neve dal tetto proprio sul sentiero dove stavo transitando. Se fossi stato più lento, sarei rimasto sotto. Tutti i ragazzi che erano dentro, uscirono convinti di trovarmi sepolto dalla neve, ma per fortuna stavo camminando velocemente“.
Non ci resta che ringraziare Jim per questa straordinaria storia d’uomini, di natura e di emozioni che ci ha appassionato facendoci rivivere i tempi in cui l’ex base USAF di monte Nardello era il cuore pulsante dell’Aspromonte.
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