Una simulazione condotta al Centro di Astrobiologia spagnolo CAB mostra per la prima volta in modo dettagliato il presunto movimento dell’acqua al di sotto della superficie ghiacciata del satellite di Giove. Svelando fenomeni molto simili a quelli che caratterizzano il vulcanismo terrestre.
Un oceano salato sotto una superficie incrostata di ghiaccio. È il segreto di Europa, quarto satellite naturale di Giove, che secondo gli astronomi nasconde acqua allo stato liquido riscaldata dall’interazione con il pianeta a cui gira intorno.
Un’ipotesi ormai piuttosto accreditata, almeno da quando l’infaticabile occhio della NASA Hubble è riuscito a immortalare poderosi getti d’acqua sollevati fino a 200 Km sopra l’atmosfera della luna ghiacciata, probabilmente provenienti direttamente dal suo interno.
Ora una nuova conferma è arrivata dritta dritta dai laboratori di simulazione del Centro di Astrobiologia spagnolo CAB. Che ha finalmente spiegato il meccanismo alla base del passaggio di acqua all’interno di Europa: grazie a una ricostruzione virtuale del satellite ghiacciato di Giove, i ricercatori hanno mostrato il modo in cui il fluido risalirebbe attraverso la sua superficie.
“Proprio come il magma emerge dalla superficie terrestre, un fenomeno simile potrebbe avvenire su Europa” ha detto Victoria Muñoz Iglesias, responsabile della ricerca. “In questo caso si tratta di un criomagma acquoso, che emergerebbe dal cuore della luna ghiacciata”.
I ricercatori hanno riprodotto in laboratorio le condizioni estreme della riserva di liquido al di sotto della crosta di Europa. Una simulazione tutt’altro che banale, dal momento che le basse temperature, intorno ai -4° C, si uniscono a una pressione che supera i 300 bar. Ma i risultati hanno subito attirato l’attenzione degli scienziati. Ciò che è emerso è stato infatti un processo sorprendentemente simile al vulcanismo terrestre: soltanto, sotto lo zero.
La simulazione ha registrato il movimento dell’acqua nella crosta di Europa, mostrando che a seconda del tipo di evoluzione del fluido si ottengono minerali diversi. Prima di tutto ghiaccio, poi clatrati (composti chimici cosiddetti “a gabbia”) di diossido di carbonio, e infine solfati di magnesio molto idratati (comeepsomite e meridianiite)
“Questi processi di cristallizzazione sono esotermici, cioè rilasciano energia” ha spiegato Muñoz Iglesias. “Producono anche un cambiamento di volume all’interno della crosta, quando il criomagma si solidifica”.
Insomma, come un vero e proprio vulcano, ma di ghiaccio: se la quantità di minerali clatrati è minore di quella dei sali idratati, allora il volume aumenta, causando movimenti nella topografia di Europa e fratture sulla sua crosta. Se invece la proporzione di clatrati è maggiore rispetto al resto dei minerali, allora il volume diminuisce e il terreno al di sopra del “magma ghiacciato” collassa.
Ecco quindi spiegato anche come si sarebbero prodotti alcuni dei famosi “chaos terrain”, strutture caratteristiche delle zone equatoriali sulla superficie della luna gioviana.
Nei prossimi tempi continueranno quindi gli studi sulla gelida e vulcanica Europa, che con la sua riserva di acqua resta una dei principali candidati per ospitare la vita. Almeno nel nostro sistema solare.
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