Gordon Moore, co-fondatore di Intel, formulò nell’anno 1965 una famosa empirica dell’informatica il cui avverarsi si è potuto constatare fino ad oggi: la complessità dei computer raddoppia approssimativamente all’incirca ogni due anni. Ora, due genetisti statunitensi hanno applicato questa formula alla velocità con cui la vita cresce in complessità sulla Terra e sono giunti ad una curiosa conclusione: se l’evoluzione segue la “Legge di Moore“, la vita iniziò prima dell’esistenza della Terra.
I ricercatori, Richard Gordon, del Laboratorio Marino del campionario del Golfo in Florida e Alexei Sharov, dell’Istituto Nazionale dell’Invecchiamento di Baltimora, ammettono che le loro idee sono piuttosto un “esercizio intellettuale“, però hanno chiesto che i loro calcoli siano presi sul serio. Secondo un articolo pubblicato su arXiv, la complessità genetica raddoppia ogni 376 milioni di anni, il che significa che la vita emerse per la prima volta circa 9,7 miliardi di anni fa, la quale data, naturalmente, è anteriore alla creazione della Terra stessa, che si formò circa 4,5 miliardi di anni fa. Se così fosse, la vita deve essere iniziata da qualche altra parte fuori dal nostro pianeta e migrare verso la Terra in qualche modo, come dice la polemica teoria della Panspermia.
IN ALTRI MONDI
Ovviamente, questo è solo un esercizio teorico. Esiste la possibilità che la biologia non si adatti in assoluto ai parametri della “Legge di Moore“, o se così fosse solo in certi periodi e non in altri, o che gli eventi catastrofici globali paralizzino l’evoluzione durante un periodo, eccetera. La cosa più interessante dello studio di questi genetisti è quella, che forse, anima un dibattito molto profondo. Se la vita fosse più antica rispetto alla Terra e si potesse dimostrare, avrebbe un impatto importante sul pensiero religioso e filosofico. E non meno sorprendente è la seguente domanda: la vita potrebbe essere arrivata ad altri mondi e svilupparsi in modo simile a quella che ha avuto luogo sulla Terra?
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