All’inizio del XX secolo gran parte della giungla che circonda Palenque, una delle città più potenti della regione centrale del territorio maya, viene disboscata: torna alla luce del Sole lo splendore dei suoi monumenti dopo che più di un millennio di abbandono li ha sepolti di foglie, alberi e cespugli.
L’archeologo messicano Alberto Ruz Lhuillier studia da anni le rovine di Palenque quando, nell’estate del 1952, la sua dedizione gli fa un regalo straordinario: entrare nelle maestose stanze del Tempio delle Iscrizioni per ricevere e e annunciare al mondo una delle più sensazionali scoperte dell’archeologia.
Il Tempio delle Iscrizioni sorge sulla cima di una piramide a gradini alta 65 metri. Una volta dentro, l’attenzione di Ruz viene attratta da uno strano particolare: le pareti sembrano non congiungersi con il pavimento; netta è l’impressione che vadano oltre.
Dove?
In fondo, sotto, c’è una piramide!
Il Tempio delle Iscrizioni sorge sulla cima di una piramide a gradini alta 65 metri. Una volta dentro, l’attenzione di Ruz viene attratta da uno strano particolare: le pareti sembrano non congiungersi con il pavimento; netta è l’impressione che vadano oltre.
Dove?
In fondo, sotto, c’è una piramide!
Palenque è il significato spagnolo di “steccato”, quello innalzato dai “conquistadores” intorno alle case di Santo Domingo di Palenque, il paese vicino alla zona archeologica, per difendersi dagli attacchi degli Indios. L’antico nome era Nachan. A Palenque si trova il famoso tempio delle iscrizioni (620 in tutto), situato sopra una piramide alta 65 metri, formata da nove gradini, che si vuole far corrispondere ai nove mondi religiosi dei Maya.
Le cinque porte del tempio simboleggerebbero la Terra, mentre la merlatura, nota come il “pettine”, il cielo; facendo assumere così al tutto la rappresentazione dell’albero della vita più volte raffigurato nei palazzi di Palenque. Alberto Ruiz Lhuillier, nel 1952, vi rinvenne una tomba, attribuita al Re Pacal (in lingua maya “scudo”) che ne conservava ancora i resti insieme ai gioielli ed una maschera facciale di giada. Il personaggio, secondo le iscrizioni, sarebbe vissuto 80 anni, fra il 603 e il 683; ma lo studio dello scheletro appurò che l’uomo sepolto non poteva avere più di 45 anni. La sua statura, un metro e 73 cm., era di 20 cm più alta della media e il suo cranio non presentava lo schiacciamento comune ai rappresentanti della nobiltà Maya.
Mancavano anche le deformazioni dentarie caratteristiche; quindi, il dubbio che l’uomo non corrisponda a quel Re Pacal citato nelle iscrizioni. Il rinvenimento dello scheletro smentì, all’epoca, gli archeologi che non credevano tombe le piramidi Maya.
Copertura tombale del sarcofago del principe Pacal, nel Tempio delle Iscrizioni dedicato al Dio Kukulkan.
Al centro della lastra, nota come Lastra di Palenque, è raffigurato un uomo in una strana posizione: le sue mani i suoi piedi sembrano impegnati a manovrare pedali e manopole, la testa pare essere appoggiata su un supporto, nel naso ha un qualcosa dalla forma triangolare che a molti ha ricordato un inalatore. L’uomo è inserito in una struttura molto simile a un razzo; a rendere più marcata la somiglianza con il razzo sono le fiamme chiaramente disegnate sul retro. Ruz, un uomo di scienza, rimase sconvolto a tal punto che arrivo’ ad affermare di essere stato pervaso, all’apertura del sarcofago, da “un vento di polvere stellare“.
UN COPERCHIO DA 5 TONNELLATE
Da segnalare una curiosa notizia divulgata da “La Nazione”, il 4 giugno 1994, che riguardava la scoperta, a Palenque, della tomba di un dignitario maya vissuto tra il 660 e l’800: “lo scheletro perfettamente conservato per l’ermetica chiusura della tomba, appartiene ad un uomo di circa 40 anni”. Siamo di fronte ad un altro Re Pakal? La tomba, scoperta da Ruiz, conteneva resti ossei mal conservati e più vecchi degli altri ritrovati intorno al sarcofago del presunto Re; sarcofago protetto da un coperchio in pietra di circa cinque tonnellate, impossibile da rimuovere, incastrato nella costruzione, tanto da far pensare che l’intero edificio fosse stato eretto dopo la messa in opera della tomba e direttamente sulla stessa. La pietra è ancora in loco e vi si può ammirare il disegno inciso dai costruttori.
Secondo Kasanzev, von Däniken, Zirov, Agrest, rappresenterebbe un astronauta che pilota un razzo; gli archeologi, ovviamente non sono d’accordo. L’uomo – non vi sono evidenti segni da far supporre che sia una figura femminile – è raffigurato in una strana posizione, tale da fornire l’impressione stia pilotando un oggetto volante: le sue mani armeggiano su delle leve, la testa poggiata su un supporto, con il volto rivolto verso la prua, lo sguardo vigile di chi sta osservando, il naso vicino a quello che sembra un respiratore. Davanti a lui tubi, utensili, apparecchi, misti a simboli scolpiti alla rinfusa. Tutta la figura è protesa in avanti con gli arti inferiori posizionati in modo da sostenere il corpo in una precisa funzione. Dietro una grossa maschera che alcuni indicano come la raffigurazione del Sole, alla cui estremità risulta evidente il getto di fiamme tipico dei razzi.
La prua è formata da un “Caluro Quesal”, l’uccello assunto a simbolo solare. Qui entra in scena Adrian Gilbert, coautore con M. Cotterel del Libro “Le Profezie dei Maya”, ove illustra in proposito un’altra teoria. Secondo Gilbert, riprendendo la teoria di Cotterel, sulla pietra è raffigurata la dea Chalchiuthlique e con lei gli dèi Tlaloc, Tonatiuh e Ehecatl. I simboli e i disegni rappresenterebbero, in pratica, il Popol Vuh scritto; con la creazione delle razze e le loro relative distruzioni.
Anche secondo i Maya apparteniamo alla Va creazione e questo riporta alla mente altri miti, fra i quali “Le stanze di Dzyan”. Diversi però sono i tempi, i cieli, le epoche e le previsioni delle catastrofi future. A quale credere dunque ? Le leggende Maya, Tibetane, Sumero-Babilonesi, Cinesi, Indù, lasciano supporre che all’inizio delle storie sia esistito un regista di origini non terrestri, appartenente al “regno dei cieli”. Ma quale cielo? Quello di Sirio, di Orione, di Marduk e Thiamat; quello da cui proveniva Rama col suo “vimana”, dal quale scese la “razza dei serpenti” che creò la Va razza; il cielo di Jeova o quello delle Pleiadi? La risposta al lettore.
ALIANTI EGIZI E AEREI DI BOGOTÀ
Cercando di rimanere neutrale, vorrei evidenziare che lo scheletro è molto antico, il colore rosso della pietra simboleggia la provenienza da Est, dove sorge il sole e che Otto Muck, nel suo libro “I segreti di Atlantide”, pose in risalto la somiglianza dei tratti della maschera di giada con quelli somatici del popolo basco, ipotizzando un’origine comune. Forse a Palenque è stato sepolto un superstite di Atlantide? Molte volte gli archeologi hanno inventariato, addirittura scartato, oggetti a loro sconosciuti, o ritenuti privi di significato, solo perché riproduzioni di cose non ancora scoperte dall’umanità. Fra questi le pile di Bagdad, le riproduzioni di lampade sui bassorilievi di Dendera, gli alianti egizi, gli aerei di Bogotà. Guardando i manufatti Maya moltissimi i riferimenti al volo.
Il modellino di velivolo chiamato l’aereo di Bogota’, artefatto Maya
Altri bassorilievi hanno fornito rappresentazioni di oggetti comuni alla nostra attuale civiltà, anche se rappresentati con infiorettature, quanto meno non attribuibili a simbolismi religiosi. Le immagini che l’occhio trasmette al cervello hanno richiami e forme precise nella nostra mente; quindi se talvolta non ne sappiamo fornire l’esatta definizione è a causa della distorsione d’immagine che si viene a creare, oppure perché ciò che stiamo guardando non fa ancora parte del nostro bagaglio informativo.
SCUDI ARDENTI E TRAVI DI FUOCO
I documenti affiorati dal passato sono pieni di nozioni astronomiche, scientifiche, matematiche, mediche che non ritenevamo conosciute e praticate migliaia di anni fa, prima della loro “riscoperta”.
Adrian Gilbert attacca Däniken affermando: “Non c’era nulla in Messico che suggerisse che a quell’epoca, lui o chiunque altro avesse visto una navicella spaziale, per non parlare di guidarla”. Non basiamoci però sul presupposto della non esistenza perché all’epoca non era stata ancora inventata dall’uomo. Ricordiamoci degli avvistamenti dei cosiddetti “scudi ardenti” e delle “travi di fuoco”. Obbiettivamente nessuno può affermare, oggi, con matematica certezza, che in Messico, nel 680 d.C., o in tempi precedenti o successivi, qualcuno abbia, visto o non visto, una navicella spaziale, o qualsiasi altro oggetto levarsi in volo; per il semplice fatto che non era presente.
VOTAN ODINO, THOR E LUGH
Curioso che nel libro si riporti la storia di Ordonez sulla fondazione di Palenque. Votan era il dio che i Peruviani chiamavano Guatan, ovvero “vento a turbine”. Gli spagnoli nei racconti hanno affermato di aver visto molte statue che lo raffiguravano. Ed era conosciuto anche in Guatemala, presso gli Aztechi e gli Zapotechi. Odino, il dio del Walhalla e delle Walchirie, che guidavano le anime degli eroi, veniva chiamato Wotan. Nel pantheon germanico con Odino si trova la Dea Frigg, che inviò l’ancella “Gna” in diversi mondi.
Gna utilizzò per il viaggio “il cavallo magico scalpitante” che viaggiava sopra la terra e i mari innalzandosi in aria. In un passo di questa storia si legge: “Gna incontrò in aria alcuni Wanan stranieri… il nordico Thor col suo martello tonante è il signore dei Wanan che rendono insicuri gli spazi aerei”.
Thor, Wotan, Odino, Lug dio dei Celti, tutti di origine misteriosa; quali collegamenti con il Votan del popolo Maya? Nel significato della parola in lingua Chivim è nascosta la provenienza? Votan intraprende, in tempi brevissimi, quattro viaggi, che all’epoca dovevano durare mesi. Non suscita curiosità conoscere il mezzo di trasporto usato, o i tempi realmente trascorsi da un viaggio all’altro, anche per chi, come Gilbert, esclude veicoli spaziali in quell’epoca, ma, in piena contraddizione, intravede porte stellari e il racconto di una distruzione cosmica incisa sulla lastra di Palenque?
Come si possono incidere su una lastra di pietra delle figure, pensando che sovrapponendole, in combinazioni diverse, si otterranno altre figure e simboli e che chiunque la ritroverà potrà leggervi la storia incisa su di essa perché adotterà lo stesso sistema di lettura?
Questo è quanto scrive Gilbert continuando nelle sue contraddizioni; difatti per lo scrittore era naturale concepire un simile sistema per un popolo più avanzato di noi, quale quello di Palenque. Per citare le sue parole: “Se non usavano la ruota significa che non ne avevano bisogno. Con la nostra arroganza ci si aspetta che l’equipaggio di una navetta spaziale ricorra alla bicicletta”. Secondo Gilbert, che per dimostrare la sua teoria si è servito di fotocopie acetate facilmente sovrapponibili, i Maya potenziavano le loro capacità di ragionamento deformando il cranio.
A Palenque le teste scolpite ritenute di Pacal, presentano in tre punti, tre fiori. Unendoli con delle linee rette si scopre che evidenziano la regione ove risiede l’ipotalamo. Gilbert suggerisce che i fiori, somiglianti a fontane, erano in realtà oggetti di natura magnetica capaci di potenziare la comunicazione degli emisferi cerebrali. I Maya sembrerebbero stati capaci intellettualmente di usare il loro cervello come un computer, ordinando l’accumulo delle informazioni in un emisfero neurale; nei processi informatici un programma può immagazzinare dati in memorie separate per processi indipendenti. Chi erano veramente i Maya e da dove venivano, e quale, allora, il reale significato delle incisioni della lastra di Palenque?
Nel suo libro, Chariots of the Gods, Erich von Daniken, uno scrittore e studioso svizzero, ha avanzato l’ipotesi che la figura enigmatica al centro della lastra rappresenti un essere giunto dallo spazio a bordo della sua astronave.
La stessa ipotesi è stata sostenuta dal giornalista e scrittore italiano Peter Kolosimo il quale, scoprendo e collegando incredibili coincidenze nella storia di popoli diversi e lontani tra loro, sottolineando ascese culturali e tecniche apparentemente inspiegabili, ha supposto l’esistenza di esseri venuti dal cielo milioni di anni fa per portare la conoscenza alla razza umana.
L’”astronauta di Palenque” risponderebbe a tutte le domande che ci siamo posti finora, spiegherebbe le straordinarie conoscenze astronomiche del popolo maya, la sua ossessione per il tempo e per l’universo, il suo senso di appartenenza al tutto e, non ultimo, darebbe una soluzione definitiva al mistero dell’improvvisa apparizione e scomparsa dei Grandi Maya.
Ma c’e’ dell’altro
Accanto al Tempio delle Iscrizioni c’è una piccola piramide, la piramide della Regina Rossa: in essa vi è la sepoltura della sposa di Pacal Votan. Le due camere sepolcrali sono collegate da un corridoio, ma tanto quella di Pacal Votan è piena di simboli e iscrizioni, così quella della Regina Rossa è spoglia. Il pieno e il vuoto che il pieno accoglie, pronto per essere riempito; il maschile e il femminile che si completano. Lo Yin e lo Yang dell’antica filosofia cinese, il cui simbolo richiama allegoricamente il simbolo con il quale è rappresentato Hunab Ku.
Vedremo che la tomba di Pacal Votan e la tomba della Regina Rossa potrebbero costituire un altro messaggio che i Maya, che possiamo a questo punto cominciare a chiamare i Maya Galattici, ci hanno lasciato prima di andare via. Un messaggio che, come gli altri, hanno fatto arrivare fino a noi affinché ce ne potessimo ricordare..
I 13 SEGNI CHIARI DI PACAL VOTAN
I 13 Segni Chiari di Pacal Votan sono le tredici Identita’ Galattiche lungo i quattro bordi del coperchio del sarcofago della Tomba di Pacal Votan. Questa e’ una profezia vivente, cosi’ i molti significati dei Segni Chiari dipendono dalla tua consapevolezza di come sei nell’ordine sincronico e che cosa accade in quei punti/giorni nell’ordine sincronico, o anche dal poterti identificare come uno di quei chiari segni.
La somma dei toni dei tredici segni, 78 (13 x 6) e’ la stessa dell’Allacciatore dei Mondi Cosmico, l’ultimo segno, quando moltiplichi il suo numero di codice 6 per il suo tono 13. Questa somma produce un ulteriore segno chiaro nascosto, il kin 78, Specchio Cosmico, che chiude l’Onda Incantata della Morte (Allacciatore dei Mondi Bianco) - tredicesimo tono, onda incantata 6.
Questo significa che 78 e’ la chiave frattale sincronica (www.wikipedia.org/wiki/Frattale): 78 = 7,8 Hz, la frequenza risonante della Terra; 780 = numero dei giorni del ciclo sinodico di Marte(www.wikipedia.org/Mese_sinodico); e in generale come il sesto potere del tredici, 78 e’ una chiave frattale dei codici di luce della sesta dimensione.
BORDO NORD
BORDO SUD
BORDO SUD: Sole 8 (Galattico) e Specchio 6 (Ritmico) sono la nascita e l disincarnazione di Pacal Votan, somma tonale 14 = 1/2 di 28.
BORDO EST: i primi 4 segni sono divisi in due coppie interdipendenti, Terra 5 (Intonante) e Mano 9(Solare), (somma tonale = 14) e Guerriero 7 (Risonante) e Sole 7 (Risonante) (somma tonale = 14).
Quindi di nuovo la somma dei numeri dei kin: Terra 5, kin 57 (3 x 19) e Mano 9, kin 87 (3 x 29) = 144, numero chiave della profezia del Telektonon (http://nottebluritmica.blogspot.com/2013/05/telektonon-tubo-parlante-dello-spirito.html);
mentre i numeri dei kin Guerriero 7, kin 176 + Sole 7 , kin 20 = 196 = 28 x 7 o 14 al quadrato = numero di Bode del pianeta Urano (http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Titius-Bode).
mentre i numeri dei kin Guerriero 7, kin 176 + Sole 7 , kin 20 = 196 = 28 x 7 o 14 al quadrato = numero di Bode del pianeta Urano (http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Titius-Bode).
Questa e’ la chiave del ciclo di 28 giorni diviso in 4 serie di 7.
196 e’ anche la somma dei numeri di Bode della Torre di Babele:
196 e’ anche la somma dei numeri di Bode della Torre di Babele:
Marte 16 + Maldek 28 + Giove 52 + Saturno 100 = 196.(http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Titius-Bode).
La somma tonale dei primi 4 segni del bordo Est (28) combinata con la somma tonale di 11 e 2 (13) degli altri due segni sul bordo Est (Serpente 11 – Spettrale – e Umano 2 – Lunare) si riferisce alla Profezia del Calendario delle 13 Lune di 28 giorni.
La somma tonale dei primi 4 segni del bordo Est (28) combinata con la somma tonale di 11 e 2 (13) degli altri due segni sul bordo Est (Serpente 11 – Spettrale – e Umano 2 – Lunare) si riferisce alla Profezia del Calendario delle 13 Lune di 28 giorni.
Serpente 11 si riferisce alla distruzione di Maldek (www.13lune.it); Umano 2 è il quarto kin dell’Armonica Mistica 33 (vedi Matrice di Permutazione dello Tzolkin) e si riferisce alla redenzione dell’umano attraverso il Calendario delle 13 lune, perciò definito Umano Lunare.
Serpente 11 si riferisce anche a Carlos Salinas Gortari, il Presidente del Messico quando la Profezia del Telektonon fu decodificata (1993-94).
BORDO NORD: l’Allacciatore dei Mondi 2 (Lunare) è la chiave, perché è il solo segno in quella posizione, e si riferisce alla distruzione di Marte (www.13lune.it). Il numero tonale 2 è il fattore che moltiplica il 14 per divenire 28, e il 7 dei primi due segni del BORDO OVEST per divenire 14.
Gli altri due segni del BORDO OVEST sono la Scimmia 3 (Elettrica) e il Cane 4 (Autoesistente), la cui somma tonale dà 7. Essi sono direttamente opposti ai due segni del bordo Est (Serpente 11 e Umano 2) la cui somme tonale dà 13.
13 e 7 sono i due numeri chiave dello Tzolkin (0 – 20) (13 toni – ogni Onda Incantata dura 13 giorni / 7 è il numero centrale tra 1 e 13, dove cade la Colonna Mistica dello Tzolkin).
Ancora sul bordo Ovest si trova la combinazione del Sole 1 (Magnetico) con l’Allacciatore dei Mondi 13 (Cosmica) che si riferisce alla resurrezione del Nuovo Tempo (somma tonale di nuovo = 14).
Quando sommi tutti i numeri kin dei tredici segni chiari, il totale è 1248, un numero molto magico che è anche un fattore di 78 = 1248 = 78 x 16, numero marziano di Bode e chiave del Cubo della Legge di 16 Unità.
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