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domenica 23 febbraio 2014

Una cultura di matematica

tratto da  Gli Architetti del Tempo
di  Z. Sitchin

Tra le migliaia di tavolette matematiche scoperte in Mesopotamia, molte servivano come tabelle di divisione già pronte: ebbene, tutte cominciano con il numero astronomico 12.960.000 e finiscono con 60, che corrisponde a 12.960.000:216.000.
 
H.V. Hilprecht (“The Babylonian Expedition of the University of Pennsylvania”), che studiò migliaia di tavole matematiche provenienti dalla biblioteca di Assurbanipal a Ninive, concluse che il numero 12.960.000 era davvero un numero di natura astronomica, che derivava da un misiterioso Grande Ciclo di 500 Grandi Anni di spostamenti precessionali completi (500 x 25.920 = 12.960.000). Hilprecht e altri non avevano dubbi che il fenomeno della precessione, citato per la prima volta, a quanto se ne sa, dal greco Ipparco nel II secolo a.C., era già conosciuto e seguito in epoca sumerica. Come si ricorderà, lo stesso numero diviso per 10, 1.296.000, compare nella tradizione indù a indicare la lunghezza dell’Era della Conoscenza, l’era triplice, ovvero composta da tre cicli di 432.000 anni.
Le tavolette risalgono a 1900-1700 anni prima di Cristo. Molte di queste tavolette sono esercizi di matematica sumera realizzati da studenti babilonesi. Questi calcoli sono anche alla base dell'astronomia babilonese, e della misurazione del tempo antico (e moderno).
Questi reperti provengono dalle collezioni delle università Columbia, Yale e University of Pennsylvania. Tra questi documenti babilonesi ce ne sono due celebri, noti come YBC 2389 e Plimpton 322, che hanno svolto un ruolo fondamentale per la comprensione della matematica babilonese.

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