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L'AMORE DI DIO PER GLI ESSERI UMANI E TENERO COME IL BACIO CHE MARIA DIEDE A GESU APPENA NACQUE Redazione di Loris Paglia

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mercoledì 19 febbraio 2014

Oggetti strani e misteriosi d’Italia: arriva la prima guida

Il calice di San Giuseppe? C’è. Il serpente di Mosè? Anche. Il coperchio dell’Inferno? Pure. E poi la pietra guaritrice, il cammeo delle stelle, l’abito di Atlantide… Dite un oggetto a caso- magico, misterioso, divinatorio o sacro- e lo troverete, magari a pochi chilometri da casa vostra. Non c’è angolo d’Italia che non conservi un cimelio antico, dalle caratteristiche enigmatiche e spesso sconosciuto al grande pubblico.

LA SCRITTICE ISABELLA DALLA VECCHIA

“Gli oggetti sono testimonianza diretta del nostro passato, ognuno di loro ha un’animae ci racconta una fetta di vita dei nostri antenati. Ci parlano di guarigioni miracolose, di potere soprannaturale, di presenze divine. Spesso sono oggetti inspiegabili e grazie ad essi capiamo che esiste una parte della nostra storia ancora oscura, ancora da scoprire”, dice Isabella Dalla Vecchia che ha descritto in un libro alcuni dei reperti più stravaganti nei quali si è imbattuta nelle sue ricerche.

Con il portale “Luoghi Misteriosi”, creato insieme a Sergio Succu, ha girato in lungo e in largo l’Italia per testimoniare le peculiarità storiche, archeologiche e religiose del nostro Paese. La sua curiosità instancabile l’ha portata a realizzare questa raccolta che annovera decine di stranezze e di bizzarri manufatti custoditi in musei, palazzi, chiese e santuari sparsi sul nostro territorio. “Oggetti misteriosi, inspiegabili e magici in Italia” è una sorta di vademecum, suddiviso per regioni, adatto al viaggiatore più curioso.

Con un po’ di stupore, ho così scoperto che il Santo Graal, inseguito da manipoli di cavalieri erranti in capo al mondo, ce l’abbiamo noi. Anzi, a dire la verità, ne abbiamo più d’uno… “Esatto, ce ne sono vari: così abbiamo ancora la possibilità di trovare quello autentico!”, conferma l’autrice. “In particolare a Mantova, nella Basilica di Sant’Andrea, troviamo i Sacri Vasi: due ampolle che conterrebbero il preziosissimo sangue di Gesù, raccolto sulla croce dal centurione Longino.

I SACRI VASI CONSERVATI A MANTOVA

Ebbene, nel Roman de Perceval, il primo testo che cita il Graal, composto dal poeta Chrètien de Troyes, si dice che la coppa dell’Ultima Cena e la Lancia di Longino si trovano nello stesso luogo. E la lancia in effetti si trova metaforicamente qui, perchè la tradizione vuole che il soldato romano sia stato martirizzato proprio a Mantova. Una volta, insieme a lui,  c’era dunque la sua lancia,  poi passata di mano in mano, fino ad essere sottratta da Hitler.”

Insomma, fede, storia e leggenda che si intrecciano. Eppure ancora oggi, i Sacri Vasi sono oggetto di devozione. “Si trovano all’interno di un’arca dorata, chiusa da 12 chiaviche sono in custodia a persone di prestanza civile e religiosa”, mi spiega Isabella Dalla Vecchia. “Si riuniscono una volta all’anno, il Venerdì Santo, aprono questo meccanismo molto complesso e mostrano i vasi ai fedeli durante una cerimonia molto sentita.”

Ma perchè il Graal ha avuto così grande rilievo nel mondo cristiano? “È simbolicamente importante, anzi, è l’oggetto più importante del mondo perchè rappresenta il contenitore dell’immortalità, della vita eterna. Il nostro corpo stesso, in fondo,  è un graal, perchè contiene l’anima immortale.”

IL CALICE IN VETRO SCOPERTO A BERCETO

Facciamo un salto di un centinaio di chilometri ed eccoci a Berceto, in provincia di Parma. Anche il Duomo di questo paesino emiliano vanta il suo Graal, ritrovato sepolto davanti all’altare maggiore poco più di 40 anni fa. In questo caso, si tratta di un calice vetro, appartenuto- secondo la tradizione- ad un monaco francese. Un oggetto displendida fattura, rimasto incredibilmente intatto nonostante i secoli e nello stesso tempo carico di enigmi.

 

“Bisogna leggere i simboli: è stato trovato in una chiesa nella quale la lunetta del portale mostra Gesù in croce con gli occhi aperti- una raffigurazione molto rara- e un fanciullo mentre raccoglie il suo sangue con un calice. Di solito, questo era il compito degli angeli o di altre eteree figure, invece in questo caso lo fa una persona fisica. Quindi la lunetta descrive un’ipotetica presenza del Graal all’interno della chiesa.” A meno che non sia invece la coppa conservata a Lanciano. Oppure,  il Sacro Catino di Genova. Non c’è che l’imbarazzo della scelta…

Insomma, altro che ciclo bretone. I luoghi e gli oggetti sembrerebbero molto italici. Basti pensare ad uno dei dettagli di questa famosa saga: ovvero la Spada nella Roccia. L’arma originale, dalla quale si sarebbe poi sviluppata la leggenda, si troverebbe vicino a Siena, nella Rotonda di Montesiepi – una chiesa a pianta circolare, proprio come la Tavola di Re Artù…. In questa cappella esiste veramente una spada immersa fino all’impugnatura in una pietra: recenti esami hanno confermato che è antecedente al XII secolo.

LA SPADA NELLA ROCCIA DELLA ROTONDA DI MONTESIEPI

A conficcarla sarebbe stato un cavaliere divenuto poi eremita e santo, Galgano Guidotti, vissuto in Toscana tra il 1148 e il 1181. Il libro spiega nel dettaglio la vicenda e sottolinea la singolare assonanza  tra il nome Galgano e quello del cavaliere della Tavola Rotonda Gawain. “Le nostre leggende sono state forse così affascinanti da influenzare i poeti del tempo?”, si domanda la scrittrice. “È ipotizzabile che i vari autori siano stati tanto colpiti dal santo cavaliere Galgano da volerlo rendere eterno. Lo ricordiamo infatti ancora oggi, immortale, a riprova che il Graal, forse, lo haeffettivamente trovato.”

SABRINA PIERAGOSTINI

FINE PRIMA PARTE

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