U.F.O. ROMA

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L'AMORE DI DIO PER GLI ESSERI UMANI E TENERO COME IL BACIO CHE MARIA DIEDE A GESU APPENA NACQUE Redazione di Loris Paglia

U.F.O.ROMA DI LORIS PAGLIA

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venerdì 28 febbraio 2014

ANTICO EGITTO E AMERICA PRECOLOMBIANA: COSÌ DISTANTI, EPPURE COSÌ SIMILI

Gli antichi egizi in Africa e le antiche culture pre-Inca e Inca in Sud America si sono sviluppate sui lati opposti del globo terrestre. Secondo le nostre conoscenze, le due culture non sono mai entrate in contatto tra loro, eppure condividono misteriosamente lo stesso sistema iconografico, l'architettura, il simbolismo, la mitologia e la religione. Gli studiosi di epoca vittoriana, di fronte a questo enigma, conclusero che entrambe le culture erano figlie di una civiltà madre precedente diffusa su tutto il pianeta: Atlantide.
inca egiziani

Sono molte le analogie sconcertanti e irrisolte che collegano l’antico Egitto con le culture precolombiane, nonostante si siano sviluppate sui versanti opposti del pianeta, con un oceano nel mezzo.
Di fronte a questo enigma, gli studiosi di epoca vittoriana si convinsero che entrambe le culture avessero ereditato lo stesso sistema iconografico, simbolico, architettonico e religioso da una stessa ‘civiltà madre’ precedente, ormai perduta nel passato remoto della storia.
Ispirati dai racconti di Platone, i vittoriani chiamarono questa antica civiltà globale Atlantide, ipotesi che ben spiegava i paralleli tra l’Antico Egitto e le Civiltà Precolombiane.
Oggi, come è ben noto, l’establishment degli studiosi rifiuta con accesa ostilità l’ipotesi Atlantide, relegandola nel novero del mito e della leggenda, così che gli sconcertanti paralleli tra le due civiltà vengono semplicemente ignorati.
Grazie al lavoro di Richard Cassaro, il quale presenta una lunga carrellata di immagini che evidenziano le similitudini, offriamo alcune di quelle che a nostro avviso sono le più interessanti.

Piramidi

Entrambe le culture costruirono piramidi in pietra in diversi luoghi del territorio, allineandole con i punti cardinali. In entrambi i casi, i defunti vi venivano sepolti all’interno.

Mummie

Entrambe le culture praticavano la mummificazione dei loro defunti, simbolo della vita oltre la morte. Le mummie venivano custodite all’interno delle piramidi, spesso con offerte di cibo e oggetto personali. Entrambe le culture credevano nella vita dopo la morte.

Maschere funerarie d’Oro

Entrambe le culture collocavano maschere d’oro sui defunti di alto rango, simboleggiando la nuova dignità acquisita entrando nell’eternità, l’altra parte del velo, la casa più alta nei cieli che è eterna e spirituale, a differenza della vita terrena che è temporanea e materiale.

Posizionamento preciso delle pietre

Entrambe le culture erano in grado di intagliare e posizionare la pietra con estrema precisione. Le costruzioni sono sorprendentemente simili.

Porte trapezoidali

Entrambe le culture realizzavano porte dalla forma trapezoidale, simbolo del progresso spirituale verso l’alto. Tale tipo di figura è presente in molte culture antiche. Inoltre, in entrambe le culture sono presenti serpenti simmetrici sull’architrave delle porte trapezoidale, forse per rappresentare l’idea di bilanciare le energie opposte, risultato ottenuto varcando la soglia del tempio.

Teschi allungati

Entrambe le culture praticavano l’enigmatico allungamento del cranio ai loro figli. Questa pratica apparentemente bizzarra è ancora oggetto di discussione da parte degli studiosi. Tuttavia, visto che è di difficile soluzione, si tende ad ignorarla.

Religione Solare

Entrambe le culture hanno usato il simbolo solare come parte centrale del loro sistema religioso. In Egitto la divinità solare era Ra, in Perù era invece Inti. In entrambe le culture, la divinità solare rappresenta te stesso, la tua anima. Sei un eterno sole divino. Hai volontariamente voluto incarnarti nella materia, ma ora vivi un’amnesia che ti ha fatto dimenticare il tuo vero Sé spirituale: hai perso la strada di casa.

Animali simmetrici

Entrambe le culture hanno usato animali posizionati simmetricamente per evocare il potere del Terzo Occhio. Entrambe credevano possibile risvegliare l’occhio della mente, simbolo spirituale dell’illuminazione.

Architettura megalitica

Entrambe le culture hanno realizzato impressionanti costruzioni megalitiche, con pietre dal peso di centinaia di tonnellate perfettamente posizionate.

Divinità fluttuanti

Entrambe le culture hanno rappresentato misteriose divinità in grado di fluttuare in assenza di peso.
Nell’articolo di Richard Cassaro ci sono altri numerosi esempi di quanto siano profondamente simili queste due culture, nonostante non siano mai entrate in contatto tra loro. Gli studiosi vittoriani credevano che dopo la distruzione di Atlantide, due culture presenti sui versanti opposti del pianeta, ne avessero conservato la cultura e le tradizioni. Ma a quanto pare, l’archeologia convenzionale preferisce ignorare, piuttosto che indagare…

Platone a caccia di vita aliena

Sarà Platone a trovare il primo pianeta extrasolare abitabile? No, non intendiamo il filosofo dell’Antica Grecia, ma il super telescopio dell’Esa, l’ente spaziale europeo, chiamato proprio con il nome inglese dell’allievo di Socrate. PLATO, in realtà, è l’acronimo di PLAnetary Transits and Oscillations of stars, perchè questo è il metodo con il quale lo strumento da oltre un miliardo di euro andrà alla ricerca dei gemelli della Terra.

IL TELESCOPIO EUROPEO PLATO

Il lancio è previsto per il 2024- insomma, tra dieci anni esatti. Ma le aspettative degli scienziati impegnati nella ricerca di mondi potenzialmente simili al nostro sono molto alte. Merito, soprattutto, delle caratteristiche di PLATO, che avrà un campo visivo 20 volte più ampio del telescopio spaziale della Nasa Kepler che in pochi anni di lavoro ha scovato circa 4 mila candidati.

Il coordinatore scientifico del progetto, affidato ad consorzio che realizzerà  il nuovo cacciatore di pianeti, è il professor Don Pollacco, docente di Fisica all’Università di Warwick che spiega: ”È un nuovo tipo di telescopio: utilizzerà un sistema di telescopianzichè un’unica lente o specchio. Userà poi telecamere di altissima qualità e avrà il vantaggio di osservare ininterrottamente lo spazio, senza l’interruzione del sorgere del sole o la sfocatura provocata dall’atmosfera terrestre.”

PLATO investigherà sull’attività delle stelle, per stabilirne le specifiche caratteristiche-dall’età alle dimensioni. Osserverà quelle relativamente più vicine: valutando le tenui ma regolari alterazioni della luminosità emessa, riuscirà ad accertare la presenza dipianeti in orbita. Di essi, sarà in grado di calcolare massa, raggio, densità,composizione.

IL PROFESSOR DON POLLACCO

E con i suoi 34 occhi, potrà vedere pianeti anche più piccoli del nostro e vicini alle loro stelle quanto la Terra al Sole. Al momento, di questo tipo, ne conosciamo davvero pochi. Ma la missione del futuro super telescopio sarà propriofocalizzata su questo genere di esopianeti, quanto più possibile simili a quelli del nostro sistema solare. L’obiettivo- dichiarato- è trovare la vita extraterrestre.

Lo ha affermato lo stesso Pollacco. “PLATO consentirà la prima, sistematica ricercadi pianeti per individuare tanto forme di vita avanzata quanto primordiali. Cambierà le regole del gioco, perchè permetterà di trovare molte copie della Terra e di esaminare la loro atmosfera alla ricerca di tracce di esseri viventi.” Una di queste sarà, ad esempio, l’inquinamento, inevitabilmente prodotto da una società industrializzata.

“Ci sono situazioni che non ci aspettiamo che avvengano spontaneamente e l’inquinamento è una delle più ovvie. Intendo la presenza di vari tipi di metalli che non dovrebbero trovarsi in quelle forme nell’atmosfera. Se ci fossero, li dovremmo interpretare come il segnale della presenza di un qualche tipo di civiltà evoluta“, ha detto in un’intervista al Coventry Telegraph.

PLATO CERCHERÀ UNA COPIA DELLA TERRA

Il professore si è sbilanciato anche sui tempi: a suo avviso, questa scoperta esaltante per l’umanità potrebbe avvenire entro i prossimi 15 anni. Insomma, è ancora più ottimista di altri suoi illustri colleghi che hanno posto, come termine, un range compreso tra 25 e 100 anni. Un obiettivo, dice,  a portata di mano della generazione attuale. “Potremmo raggiungerlo noi, questo è l’aspetto più eccitante. Tutto cambierebbe e sarebbe strabiliante.”

SABRINA PIERAGOSTINI

Marsili, il gigante addormentato nel mar Tirreno

Un gigante addormentato, ma pur sempre minaccioso. E se mai un giorno dovesse risvegliarsi, potenzialmente catastrofico. Questo è il Marsili, l’enorme vulcano che giace sui fondali del Mar Tirreno, tra Calabria e Sicilia. Un recente studio internazionale, condotto dagli esperti dell’Istituto per l’ambiente marino costiero del CNR di Napoli e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha svelato infatti la reale pericolosità di questo ospite indesiderato.

IL MARSILI È IL PIÙ GRANDE VULCANO D'EUROPA

La ricerca, accettata dalla rivista scientifica Gondwana Research, è il risultato di 8 annidi analisi, iniziate nel 2006 a bordo della nave oceanica “Universitatis” che ha raccolto dati su questo vulcano sottomarino, il più grande d’Europa. “È un edificio massiccio e allungato, che molto assomiglia ai grandi rilievi sottomarini che costituiscono le dorsali oceaniche”, conferma Sabrina Mugnos, geologa, giornalista free lance e divulgatrice scientifica in tv e sul web (www.sabrinamugnos.com).

I numeri del Marsili sono impressionanti. “È lungo circa 70 km e largo 30, copre un’area di circa 2100 km quadrati ed occupa un volume di 3000 km cubici. Un colosso, insomma, che se ne sta adagiato a circa tre chilometri e mezzo sul fondo del mare spingendo il suo “naso” fino a poco più di 500 metri dal pelo dell’acqua.”

Anche la Mugnos, insieme al collega Guido Ventura, Primo Ricercatore presso l’INGV di Roma, uno tra i massimi esperti del settore nel nostro Paese, ha appena concluso una ricerca su questo gigante. Il loro interesse si è focalizzato sul Marsili, ma non solo: nel Tirreno esistono altri grandi vulcani ancora poco studiati, dal Vavilov al Magnaghi, e poi gli altri minori come Palinuro, Glauco, Eolo, Sisifo, Enarete. Tutti meritevoli di attenzione. 

Nel caso del Marsili,  in particolare, andava stabilito lo stato di quiescenza: c’è una bella differenza tra un vulcano spento e uno solo addormentato. In base all’ipotesi più accreditata dalla comunità scientifica, questo mostro sottomarino risultava inattivo da 100 mila anni. Un dato, oggi, smentito: è invece ancora in attività. Spiega Sabrina Mugnos: “Per attività non s’intendono eruzioni in corso, dal momento che queste, almeno ad oggi, sono assenti, ma anche se possiede il potenziale per scatenarne ancora.

Fino qualche anno fa gli indizi più forti di un’attività ancora presente erano le tracce difenomeni idrotermali, ovvero manifestazioni causate dalla circolazione di fluidi caldi nell’interno dell’edificio. Ma dal momento che nessuna bocca è mai stata colta nell’atto di eruttare qualsivoglia sostanza, la conferma non si è mai avuta ed è stata sempre sostenuta da studi indiretti di geofisica, sismica e gravimetria. Lo studio del CNR ha segnato una svolta importante.”

LA GEOLOGA SABRINA MUGNOS

Durante la missione, infatti, i ricercatori hanno effettuato un carotaggio nei sedimenti sottomarini del settore centrale del Marsili, a 839 metri di profondità. I risultati non sono stati rassicuranti. ” È stata evidenziata la presenza di due livelli di ceneri vulcaniche dello spessore di 15 cm e 60 cm. Datate con il metodo del Carbonio 14 , applicato sui fossili contenuti nei sedimenti intercalati ai livelli vulcanici, si è scoperto che risalgono a 3000 e a 5000 anni fa. Per tanto,  il Marsili ha eruttato esplosivamentein tempi storici. Si ritiene, quindi, che il vulcano sia da inserire nella lista di quelli attivi nel nostro paese, al pari di Vesuvio, Campi Flegrei, Stromboli, Etna, Vulcano, Lipari”, dice la geologa.

Dunque, verso 1000 a.C. le popolazioni che abitavano lungo le coste dell’odierna Calabria e della Sicilia hanno assistito ad un fenomeno sconvolgente e drammatico, che può aver distrutto intere comunità insediate sui litorali. Quel mare, dal quale traevano fonte di sostentamento attraverso la pesca, potrebbe essere diventato all’improvviso nemico, spazzando via in pochi istanti vite umane e villaggi con onde alte come palazzi. Insomma, un maremoto. Un’eventualità che potrebbe ripetersi.

“Ora sappiamo che abbiamo un vulcano attivo più grande dell’Etna sommerso a poche decine di chilometri dalle coste, che potrebbe produrre nuove eruzioni di tipo esplosivo.  Ciò che preoccupa non sono le eruzioni in sé, che comunque avverrebbero negli abissi a 500 metri di profondità, quanto il fatto che i versanti di questi edifici sonoinstabili, a causa dell’azione erosiva dell’acqua di mare e della circolazione interna di fluidi.

Quindi sono soggetti a franare ed una frana di grandi proporzioni sotto il mare potrebbe causare onde di tsunami che, sul nostro piccolo mare, peraltro privo di un sistema di preallarme, colpirebbero in pochi minuti le coste. Ma non si possono fare previsioni: potrebbe accadere domani, oppure mai“, afferma Sabrina Mugnos

L'ERUZIONE DEL VESUVIO NEL 1944

La speranza, ovviamente, è che il Marsili se ne resti tranquillo per lo meno ancora qualche altro migliaio di anni… Ma servirebbe, anche là sotto, un sistema di rilevamento in grado di avvertire quei piccoli segnali che annunciano un’eruzione. Adesso che l’attività di questo mega-vulcano è appurata, è necessario mettere in atto tutte le misure  già adottate, ad esempio, lungo i versanti del Vesuvio- altro osservato speciale. Anche il simbolo di Napoli è tutt’altro che spento. Molti si ricordano ancora la sua ultima eruzione: era il marzo del 1944. Solo 70 anni fa.

Non a caso, l’ultimo atto del premier dimissionario Letta è stato firmare un aggiornamento del  piano di intervento nei territori più vicini al vulcano. Il documento ha ridefinito le aree da evacuare in via precauzionale in caso di minaccia, distinte in zona rossa 1 (soggetta all’invasione di flussi piroclastici) e zona rossa 2(con alta probabilità di crolli per accumuli di materiale piroclastico). Sono inoltre stati indicati i gemellaggi tra i 25 comuni del napoletano maggiormente a rischio con regioni e province autonome che accoglieranno, nei loro territori, la popolazione sfollata.

“Oggi il Vesuvio è tra i vulcani più monitorati al mondo insieme ai Campi Flegrei”, ricorda l’esperta. “Se dovessero risvegliarsi, darebbero una serie di segnali premonitori che siamo in grado di rilevare. Ma alle loro falde vivono centinaia di migliaia di persone, quindi si incontrerebbero seri problemi logistici e burocratici nello sfollare e sistemare in tempi brevi così tanta gente. In pratica, è una questione di efficienza del Piano di Evacuazione.” Ora, si aggiunge pure la minaccia del Marsili.

IL VULCANO SOTTOMARINO È A CIRCA 150 CHILOMETRI DALLE COSTE DI CALABRIA E SICILIA

L’esperienza ci insegna, purtroppo, che la prevenzione nel nostro Paese è spesso trascurata. Lo sappiamo, a volte basta un nubifragio- un evento che di certo non si può definire nè eccezionale, nè imprevedibile- a provocare tragedie immani, per perdite umane e danni economici. Immaginiamo cosa potrebbe causare un maremoto…  Perchè si  preferisca affrontare gli effetti devastanti dei cataclismi naturali,  piuttosto che stanziare fondi per prevenirli, è un vero mistero.

SABRINA PIERAGOSTINI

ALIENI E POLIDATTILIA


Polidattilia è il termine col quale si indica la presenza di dita in numero maggiore a cinque per ogni arto. La polidattilia può essere regolare (tutti gli arti hanno lo stesso numero di dita. Foto 1), oppure irregolare ( gli arti hanno numeri diversi di dita). Quando il numero costante di sei è di tutti gli arti, si può usare il termine “esadattilia” ovvero polidattilia a sei dita. Spesso però, i polidattili presentano malformazioni (foto 2). Nella nostra società attuale con cultura occidentale, la polidattilia è considerata dalla scienza, come una malattia accidentale, generata da alterazione genetica. Non potrebbe d'altronde essere riconosciuta come caratteristica normale umana, in quanto andrebbe a cozzare colla teoria evoluzionistica che, non saprebbe dove andare a collocare la polidattilia. In fondo, è facile non considerarli in quanto il numero dei polidattili è estremamente basso. Una certa percentuale nei paesi arabi e in Turchia, in India e in Africa e, in numero maggiore in sud America.


Esiste però una tribù in Ecuador presso la quale tale caratteristica è prominente, la tribù dei Waorani. Esami medici hanno dimostrato che i Waorani non si ammalano mai di cancro, non hanno malattie cardiovascolari, non soffrono di pressione alta o allergie. Nell’immagine sottostante, il soggetto esibisce la sua polidattilia naturale.


Altra popolazione polidattile è quella dei Melugeons, con i quali venne in contatto l’inglese James Needham nel 1673; anche in questo caso l’uomo notò con meraviglia le famose sei dita nelle mani e nei piedi. Negli Usa la polidattilia è stata riscontrata presso gli Amish.

L'astronauta di Kiev


La misteriosa statuetta nota come ‘L’astronauta di Kiev’, è un enigma che non ha ancora incontrato una soluzione certa. L’oggetto è stato rinvenuto in una tomba nella regione siberiana di Altai (vicino alla Cina) e successivamente portato appunto a Kiev. Temporalmente posizionato nel 700 a.C., è realizzato in oro ed attribuito agli Sciiti. Il particolare manufatto rappresenta un umanoide con un’armatura particolarmente aderente; la testa della figura, oltre che un elmo da guerra, può ricordare il casco di un astronauta oppure di un palombaro. Un elemento bizzarro è una sorta di aureola che corre lungo la sommità, quasi che fosse una sorta di area luminosa e non solo una parte ornamentale. Particolare attenzione meritano le ‘giunture’ sui gomiti e la superficie particolarmente decorata sulla parte centrale del corpo (quasi fosse la simulazione di un tessuto morbido e non la parte di un’armatura). Anche l’area di ‘aggancio’ dell’elmo presenta una lavorazione molto accurata, come se l’artista avesse voluto riprodurre con precisione un soggetto esistente. Le proporzioni tra braccia e gambe, rapportandole ad un essere umano, sono errate e associabili ad un altro tipo di primate. Anche la postura è piuttosto insolita per oggetti realizzati in quel periodo e suggerisce autorevolezza e possanza. Resta quindi un mistero aperto, non avendo sufficienti elementi per comprendere se è la raffigurazione di un guerriero danzante oppure memoria di un passato incontro con civiltà extraterrestri. L’analisi merita un’ultima segnalazione: Ha 6 dita. L’oggetto pare essere stato creato come oggetto prezioso e ornamentale e, lo si ipotizza osservando la lavorazione raffinata. Non si comprende quindi, il perché della presenza di sei dita per mano, ipotizzando un eventuale errore. Se invece, come più probabile le sei dita sono intenzionali, allora si  rifanno a esseri che avevano sei dita. Va notato poi, che vi è sproporzione tra la dimensione del casco e quindi della testa se si tratta di comune elmo di quel tempo e la dimensione del corpo. La figura si presenta piuttosto come un essere di bassa statura e macrocefalo, esattamente come taluni esseri alieni visti e fotografati sulla Terra. Per giunta, taluni, anche con sei dita. In un testo di rituali, ho notato la sottostante immagine:


Sorprende la notevole somiglianza, la postura e, il campo energetico presente intorno all’essere. Si nota la particolarità degli occhi tipicamente alieni. Teniamo presente che l’immagine riporta una evocazione di entità aliena. Ciò mi fa ipotizzare che la statuetta in oro fosse un oggetto evocativo di entità aliene con sei dita.

La pietà del Moroni

L’antica chiesa di San Giorgio Martire in Fidenza ha ospitato, dal 5 ottobre al 3 novembre 2013, la mostra “Cristo, Figlio di Dio”, promossa dalla Diocesi di Fidenza curata dall’architetto Marco Tombolato.  La “Pietà” del maestro Giuseppe Moroni. Si tratta di un olio su carta e tela, che da tempo si trovava custodita nei magazzini diocesani e, pertanto, celata alla pubblica visione. A tanti non è sfuggito un curioso, e per certi versi misterioso, particolare. Infatti il Cristo presenta, nella mano destra, non cinque ma sei dita. Com’è possibile una cosa del genere? Un Cristo polidattile? Perché Moroni lo ha voluto rappresentare così?



Andando a fare una ricerca fra altri episodi simili non emergono notizie di rilievo. E sono davvero pochi i casi analoghi. C’è il “Cristo Risorto in Croce di Sarzana”, opera di Mastro Guitelmo del 1138, che presenta sei dita per piede. Ma qui l’accaduto è già stato da tempo motivato come una conseguenza dei ripetuti restauri (non tutti eseguiti a “regola d’arte”; ma sbagliarsi nel contare le dita, sarebbe troppo!..). A Castelvetrano, invece, nella piccola chiesa di Santa Maria di Porto Salvo, esiste una statua della Madonna con sei dita nella mano.

Origine della polidattilia
Non ci è dato sapere, quando ebbe inizio la polidattilia; tutto ciò che si conosce è che ad un certo punto essa compare in seno all’umanità. Sicuramente il momento è da porsi molto indietro nel tempo; in quanto tracce di mani e piedi a sei dita sono state trovate da paleontologi, archeologi ecc.


A destare maggiore attenzione, sono stati i ritrovamenti di scheletri a sei dita, appartenenti a uomini giganti. Chi fosse interessato all’argomento giganti:
Secondo Alan Alford, i giganti erano una specie molto longeva e robusta, ma sterile: essa era stata selezionata (manipolazione genetica di cultura aliena) dagli “dèi” affinché i suoi componenti fossero adibiti a lavori come la costruzione di imponenti edifici e lo scavo di gallerie nelle miniere da cui estrarre, in particolar modo, stagno ed oro. Per Alford, gli Olmechi furono un popolo di stirpe negroide che, intorno al XV secolo a.C., si stanziò nell’attuale Messico: essi edificarono Teotihuacan e scolpirono teste, dagli inconfondibili tratti negroidi (naso camuso, labbra carnose), pesanti parecchie tonnellate. Di queste teste di basalto, dall’espressione misteriosa ed accigliata, non si conosce la funzione. Gli archeologi ufficiali affermano che le loro sembianze, tutto sommato, sono riconducibili alla fisionomia degli attuali abitanti del Mesoamerica, discendenti dei Maya. Tracce di giganti a sei dita, sono presenti nella bibbia, col nome di refaim.

Refaim
Tribù o popolo di alta statura. Non si conosce con precisione né il significato né l’origine del nome. Probabilmente si chiamavano refaim perché discendenti di un uomo di nome Rafa. In 2 Samuele 21:16 ricorre l’espressione haRafàh (lett., “il Rafà”): il nome del padre sembra essere stato usato per indicare l’intera stirpe di giganti.
In epoca remota i refaim si erano evidentemente stanziati a E del Mar Morto. I moabiti, che li spodestarono, li chiamavano emim (“cose spaventose”). Gli ammoniti li chiamavano zamzummim (forse da una radice che significa “avere in mente; tramare”). (De 2:10, 11, 19, 20) Quando Chedorlaomer re di Elam si diresse a O per far guerra a cinque re ribelli nei pressi del Mar Morto (prendendo prigioniero Lot), sconfisse i refaim ad Asterot-Carnaim. (Ge 14:1, 5) Quindi a quell’epoca i refaim si trovavano in Basan, a E del Giordano. Poco dopo Dio disse che avrebbe dato ai discendenti di Abraamo la Terra Promessa, che includeva la regione abitata dai refaim. — Ge 15:18-20.
Oltre 400 anni più tardi, quando Israele stava per giungere in Canaan, “il paese dei refaim” si identificava ancora con Basan. Là gli israeliti sconfissero Og re di Basan (De 3:3, 11, 13; Gsè 12:4; 13:12), il solo ‘rimasto di ciò che restava dei refaim’. Non si può dire con certezza se questo significa che era l’ultimo re dei refaim o l’ultimo dei refaim nella regione, dato che poco dopo furono trovati refaim a O del Giordano.
Nella Terra Promessa gli israeliti ebbero delle difficoltà con i refaim, poiché alcuni di loro rimasero nei boschi della regione montagnosa di Efraim. I figli di Giuseppe ebbero paura di scacciarli. (Gsè 17:14-18) Mentre combattevano contro i filistei, Davide e i suoi servitori abbatterono quattro uomini “nati ai refaim a Gat”. Uno di loro era “un uomo di statura straordinaria che aveva sei dita a ciascuna mano e a ciascun piede”. La descrizione della loro armatura indica che erano tutti uomini di alta statura. Uno di questi era “Lami fratello di Golia il gattita”. (1Cr 20:4-8) Questo Golia, ucciso da Davide, era alto sei cubiti e una spanna (quasi 3 m). (1Sa 17:4-7) In 2 Samuele 21:16-22, anziché “fratello di Golia” come in 1 Cronache 20:5, il testo ha “Golia”, e questo potrebbe indicare che c’erano due Golia.
Il termine ebraico refaʼìm ricorre anche in un altro senso nella Bibbia. A volte è chiaro che non si riferisce a un popolo particolare, ma ai morti in generale. Ricollegando questo vocabolo a una radice che significa “cascare, rilassarsi”, alcuni studiosi ritengono che significhi “sprofondati, impotenti”. Nei versetti in cui il termine ha questo significato la Traduzione del Nuovo Mondo lo rende “quelli impotenti nella morte”, e molte altre traduzioni usano espressioni come “defunti” o “trapassati”. — Gb 26:5; Sl 88:10; Pr 2:18; 9:18; 21:16; Isa 14:9; 26:14, 19.

Il gigante di Grenada

Eric Gairy, primo ministro e ministro degli esteri dell'isola di Grenada, è noto perché il 12 ottobre del 1978, tenne un discorso all'assemblea dell'O.N.U. in occasione della trentesima e seconda riunione plenaria, i cui cardini, tra gli altri, furono i seguenti: il Triangolo delle Bermuda, gli oggetti volanti non identificati ed il fenomeno extraterrestre.



Gairy, dopo una serie di avvistamenti di U.F.O. nell'isola di Grenada, cominciò ad interessarsi del tema, chiedendosi che cosa potesse collegare il piccolo stato delle Antille a presunti extraterrestri. Un episodio in particolare cambiò la sua vita: un giorno venne a sapere che alcuni pescatori avevano trovato sulla battigia il corpo senza vita di un essere alto circa tre metri, con il capo incorniciato da lunghi capelli intrecciati. La creatura era di pelle bianca ed aveva sei dita per mano. Lo stesso Gairy, recatosi sul luogo del ritrovamento, potette vedere la salma del gigante che gli parve dimostrare una trentina d'anni. L'essere, stando a Gairy si trattava di un alieno, indossava una tuta aderente di colore blu scuro: l'abito era del tutto privo di cuciture ed era tutt'uno con le calzature. La spiaggia su cui fu rinvenuto il corpo era coperta di rottami metallici di diverse dimensioni. Gairy ordinò di fotografare la creatura e di portarla alla Medical School. Gairy morì il 23 agosto 1997, a Grand Anse, Grenada, dove era ritornato nel 1984, al termine del suo esilio negli U.S.A. Del gigante non si è saputo più alcunché. In questi ultimi anni, a possibile conferma della singolare scoperta compiuta a Grenada, si possono citare gli esseri con sei dita per mano descritti da supposti rapiti. "Sono biondi, di alta statura, con pupille chiare e verticali, attaccatura dei capelli molto alta, vestiti con una specie di camicione bianco e, di solito, con un medaglione appeso al collo e riportante strani segni triangolari". L’esadattilia, è stata spesso riscontrata anche nei ritrovamenti di scheletri, ad esempio nel 1981 in Arizona e nel 1895 in Irlanda.
In Cile, a Cueva Milodon, esiste un petroglifo scolpito dentro una caverna, che rappresenta un Gigante con sei dita; le stesse incisioni sono riportate dal popolo del Pueblo, insieme a tutta una serie di impronte e piedi disegnati sempre con sei dita. La descrizione di questa strana caratteristica fisica, è rintracciabile in centinaia di culture, racconti, incisioni, statue di divinità, dal più remoto passato fino ai nostri giorni. William Rutledge, parlando della missione di recupero Apollo 20, menziona un umanoide con sei dita; nel famoso filmato dell’autopsia aliena si nota come la figura distesa sul lettino possegga sei dita per mano e sei dita per piede; nel pannello mostrato tra i presunti detriti di Roswell si notano incisioni di mani con sei dita; molti testimoni di incontri ravvicinati parlano di creature con sei dita, e lo stesso accade nelle registrazioni delle sedute alle quali si sottopongono le vittime di rapimenti alieni. Allo stesso modo molte raffigurazioni Sumere rappresentano personaggi con sei dita, gli Anunnaki presentano sei dita così come gli Oannes; tutte coincidenze? Perché tutte le tracce scoperte fino ad oggi debbono necessariamente appartenere al mito?

 Conclusione:
Alcuni ritrovamenti di giganti con sei dita: 1895: nel corso di attività minerarie nella contea di Antrim, in Irlanda, venne alla luce un gigante fossilizzato. L'altezza era di 3,70 metri, e il piede destro presentava sei dita. California 1810: rinvenuto lo scheletro di un gigante che presentava sei dita ai piedi e un cranio di proporzioni abnormi. Braystown (Tennesse): intorno al 1810 vennero rinvenute orme di piedi umani dalle incredibili proporzioni e con sei dita. Alla luce di queste e altre numerose prove, sono propenso a ritenere che la polidattilia non sia frutto di un errore o di una malattia ma, una precisa traccia genetica presente in seno all’umanità. Ne sarebbero certamente stati portatori i giganti; ma essendo questi una creazione di esseri alieni a loro superiori, ne consegue che, così come dimostrano le testimonianze, altre presenze aliene manifestano polidattilia. La polidattilia ostacola la teoria evoluzionistica, in quanto non vi è contesto logico nel quale inserirla; pertanto è stata emarginata nella mitologia. A parere mio costituisce prova di intervento alieno sul genere umano.

Le piante hanno emozioni?



Gli esperimenti di Backster


Tratto dal libro "Che cos'è la parapsicologia di Andreas e Kirlian

Cleve Backster è considerato il maggior esperto americano nel campo
dei cosiddetti lie detectors [= “macchine della verità”].

[…] Il funzionamento dei poligrafi (così si chiamano ufficialmente)
non è un segreto: essi misurano le alterazioni della pressione sanguigna,
dei battiti del polso, la frequenza del respiro, e le caratteristiche
cutanee elettriche. Da tempo si sa che gli stimoli emozionali si riflettono
nella cute: si parla a questo proposito di «riflesso psicogalvanico».

Un giorno Backster aveva appena bagnato una pianta di filodendro
quando gli venne in mente di vedere se fosse possibile determinare
con il poligrafo l’aumento di umidità della pianta. Rapidamente applicò
con un elastico due elettrodi ad una foglia e accese l’apparecchio.

Per un minuto non avvenne niente di particolare; poi però la scrivente
si mosse per un breve attimo in un modo che – come Backster sapeva per
esperienza – significava la reazione di un uomo ad un breve impulso
sentimentale.

Backster era sconvolto: il suo poligrafo aveva registrato un’emozione,
una cosa che non ci si sarebbe mai aspettata da una pianta.

[…] Nella sua relazione dice: «… cercai allora di fare qualcosa per
minacciare la pianta. […] Infine pensai: proverò a bruciarla. Fu soltanto
un pensiero, ma il pennino del poligrafo schizzò verso l’alto. Presi un paio
di fiammiferi e mi avvicinai due volte alla pianta: grande agitazione.»


[…] Ancora più drammatico fu l’«assassinio di una pianta» escogitato
da Backster. Una persona fu scelta a sorte, fra sei soggetti, per ridurla
in pezzi: l’esecutore doveva restare solo con le piante, Backster non
conosceva neanche la sua identità. Compiuto lo scempio, le sei persone
furono introdotte una dopo l’altra nella stanza. In presenza di cinque
di loro la pianta testimone rimase completamente indifferente, ma con
la sesta mostrò una paura selvaggia: aveva riconosciuto l’assassino
della sua compagna.

[…] Ad un congresso internazionale di parapsicologia tenutosi a Mosca
nel luglio del 1972, partecipanti cecoslovacchi hanno presentato un film
su esperimenti simili. Le piante cavia reagivano scuotendosi allorché
venivano uccisi accanto a loro piccoli animali.

[…] Sorprendenti erano invece le reazioni positive, tranquille e regolari
dopo una buona concimazione biologica e qui si potrebbe aprire un nuovo
capitolo per la ricerca chimica dei prodotti fertilizzanti!

[…] I fiori e le verdure hanno, nell’istante prima di esser colti, una reazione
paragonabile allo svenimento. Nel laboratorio di Backster una pianta
si comportava così perfino quando nelle vicinanze veniva sbattuto un uovo.

* * * * *

Altri esperimenti in cui le piante venivano chiuse in una
gabbia a piombo di Faraday [= un contenitore in grado di isolare
l'ambiente interno da un qualunque campo elettrostatico
presente al suo esterno] hanno confermato la supposizione
di Backster, che ciò non avrebbe impedito la «percezione primaria».

Non dovrebbe quindi sussistere più alcun dubbio che le percezioni
extrasensoriali nelle piante non siano di natura elettromagnetica.

Anche qui, come nella telepatia e nella chiaroveggenza, dobbiamo
ritenere che le relative segnalazioni sono immediate a qualsiasi
distanza (una velocità superiore a quella della luce).

* * * * *
I giardinieri esperti, uomini «dalle mani verdi», (come li chiamano
in Inghilterra) sono chiaramente soggetti che comunicano alle piante
gioia, soddisfazioni, benessere; mentre soggetti depressivi e ansiosi
comunicano reazioni opposte.

È già stato sperimentato in vari Paesi l’effetto della concentrazione
intenzionale e della preghiera sulla crescita delle piante. Con un test
eseguito in laboratorio il 4 gennaio 1967, l’ingegnere chimico dr. Robert
Miller ha stabilito che una «preghiera» efficace può aumentare
la velocità di crescita di una pianta di otto volte.

L’esperimento fu fatto con un vaso di loglio […]. Miller aveva invitato
una coppia di coniugi famosi per i loro successi nei fenomeni paranormali:
Ambrose e Olga Worral, di Baltimora. […] La velocità di crescita prima
della preghiera era di 0,15874 millimetri l’ora; dopo la preghiera 1,33344
millimetri l’ora, un aumento dell’84%.

[…] Esperimenti hanno rilevato forti reazioni in piante i cui giardinieri
venivano chiamati nella stanza accanto e «provocati» dagli sperimentatori,
sì da metterli in agitazione.

[…] Lo psicologo sovietico W. Pusckin ci ha riferito, nel febbraio 1973,
su di un esperimento durante il quale si faceva passare un soggetto
ipnotizzato da uno stato euforico ad uno depresso. Un geranio «sintonizzato»
con questa persona reagiva con lo stesso ritmo.

Nasa Tv OnLine

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