La ghiandola pineale è molto più di quello che insegnano ai corsi di medicina, oggi la scienza lo sta scoprendo: gli antichi mistici e filosofi forse avevano ragione nel reputarla la sede dello spirito. E forse anche loro oggi si stupirebbero di quanto la scienza sta dimostrando.
Ci sono dei capitoli della scienza che a volte giacciono abbandonati su vecchi scaffali e altre volte vengono menzionati nei testi universitari senza nessun tipo di approfondimento.
Nella mente dei giovani studenti e di molti ricercatori questi capitoli vengono automaticamente archiviati nella sezione della memoria “nulla di importante” e così campi di studio promettenti neanche vedono la luce.
Il così detto DNA spazzatura ne è un esempio: da decenni tutti gli studenti di medicina, biotecnologia, farmacologia, … non si pongono nessuna domanda quanto gli viene insegnato che più del 90% del DNA non serve a nulla, è una spazzatura.
Eppure pochi minuti prima lo stesso docente ha spiegato che gli organismi viventi sono quanto di più perfetto e ottimizzato esista: hanno organizzato i loro processi biochimici per non sprecare nulla.
Nella mente dei giovani studenti e di molti ricercatori questi capitoli vengono automaticamente archiviati nella sezione della memoria “nulla di importante” e così campi di studio promettenti neanche vedono la luce.
Il così detto DNA spazzatura ne è un esempio: da decenni tutti gli studenti di medicina, biotecnologia, farmacologia, … non si pongono nessuna domanda quanto gli viene insegnato che più del 90% del DNA non serve a nulla, è una spazzatura.
Eppure pochi minuti prima lo stesso docente ha spiegato che gli organismi viventi sono quanto di più perfetto e ottimizzato esista: hanno organizzato i loro processi biochimici per non sprecare nulla.
Un altro di questi capitoli misteriosamente sottovalutati è quello della ghiandola pineale, o epifisi: quella che un tempo Cartesio riteneva fosse la sede della coscienza.
E’ la ghiandola dalla quale viene secreta la melatonina, un ormone con molte proprietà: regola il ritmo sonno veglia, interagisce con l’inibizione della secrezione degli ormoni sessuali e stimola il sistema immunitario.
Ci sono tre caratteristiche curiose della ghiandola pineale:
- – è l’unica parte del cervello a non essere doppia;
- – è molto vascolarizzata;
- - produce una sabbiolina a base di idrossiapatite ed alluminio che col tempo si sedimenta al suo interno.
Di più, testi universitari e i docenti, non dicono. Eppure alcune delle famose ricerche abbandonate sugli scaffali hanno dimostrato meccanismi interessanti.
A cavallo tra gli anni ’80 e ‘90 il professor R. J. Reiter dimostra che deboli campi elettromagnetici influenzano l’attività della ghiandola pineale e la secrezione di melatonina¹.
Nello stesso periodo il professor G. Cremer-Bartels dimostra come lo stesso campo elettromagnetico della terra influenzi la ghiandola pineale².
Nel 1996 invece un gruppo di ricerca che vedeva coinvolti istituti americani ed israeliani hanno scoperto proprietà piezoelettriche nella sabbia a base di idrossiapatite che si sedimenta nella ghiandola³.
A cavallo tra gli anni ’80 e ‘90 il professor R. J. Reiter dimostra che deboli campi elettromagnetici influenzano l’attività della ghiandola pineale e la secrezione di melatonina¹.
Nello stesso periodo il professor G. Cremer-Bartels dimostra come lo stesso campo elettromagnetico della terra influenzi la ghiandola pineale².
Nel 1996 invece un gruppo di ricerca che vedeva coinvolti istituti americani ed israeliani hanno scoperto proprietà piezoelettriche nella sabbia a base di idrossiapatite che si sedimenta nella ghiandola³.
Spiego meglio: la proprietà piezoelettrica è la stessa che rende possibili i grandi concerti rock.
I tondi grigi che stanno sul pick-up a contatto con le corde di una chitarra elettrica sono dei cristalli in grado di trasformare le vibrazioni meccaniche delle corde in impulsi elettrici che vengono trasferiti attraverso un cavo agli amplificatori. Questa è la proprietà piezoelettrica: la capacità di trasformare delle vibrazioni in impulsi elettrici.
Questa stessa capacità ora si è scoperto la abbiamo anche noi grazie alla ghiandola pineale e alla sua sabbiolina. Eppure ancora oggi pochi sono i ricercatori che se ne curano.
I piezoelettri oltre che nella musica vengono applicati negli orologi al quarzo, nei cellulari, negli altoparlanti, nelle stampanti, nelle radio e in molte altre situazioni.
Beh, dovremmo chiederci nel nostro cervello che tipo di funzione possano avere viste tutte queste applicazioni nelle tecnologie.
Infine coincidenza vuole che la posizione di questa ghiandola, proprio vicina al centro del chiasma dei nervi ottici, sia molto simile a quella del terzo occhio indiamo. E guarda caso questa ghiandola, come gli occhi è sensibile alla luce.
Beh, dovremmo chiederci nel nostro cervello che tipo di funzione possano avere viste tutte queste applicazioni nelle tecnologie.
Infine coincidenza vuole che la posizione di questa ghiandola, proprio vicina al centro del chiasma dei nervi ottici, sia molto simile a quella del terzo occhio indiamo. E guarda caso questa ghiandola, come gli occhi è sensibile alla luce.
Quello che emerge è che il ruolo dei campi elettromagnetici è centrale nel funzionamento del nostro organismo. Con questo articolo non voglio dare risposte ma solo spunti per riflessioni e magari avvicinare tra loro diverse informazioni per far scaturire nel mezzo una scintilla. Vi lascio quindi con un’ultima evidenza scientifica: anche il DNA ha proprietà piezoelettriche già studiate da ricercatori come J. Duchense, J. Polonsky e P. Douzu4.
Senmut
1) R.J. Reiter, Static and axtremely low frequency electromagnetic field exposure: reported effects on the circadian production of melatonin. J. Cell. Biochem
2) Cremer-Bartels, G. et al. (1984). “Magnetic Field of the Earth as Additional Zeitgeber for endogenous rhythms, Naturwissenshaften, 71, 567 – 574.
3) Sidney B. Lang, Andrew A. Marino, Garry Berkivic – Piezoelettricity in the pineal human gland, Elsevier bioelectrochemistry and bioenergetics
4) J.Duchense et al Nature 188, 450 (1960)
5) J. Polonsky, P Douzu et al Acad Sci (Paris) 250, 3414 (1960)
Nessun commento:
Posta un commento