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L'AMORE DI DIO PER GLI ESSERI UMANI E TENERO COME IL BACIO CHE MARIA DIEDE A GESU APPENA NACQUE Redazione di Loris Paglia

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giovedì 13 marzo 2014

Duello Aereo su Porto Rico




L'incidente di Cabo Rojo, sull'isola caraibica di Puerto Rico è uno dei più documentati e ricchi di testimonianze. Il giornalista, ufologo, Jorge Martin è colui che ha indagato l'accaduto e   raccolto testimonianze ed impressioni dalle numerose persone che vi hanno assistito. A Cabo Rojo, il 28 dicembre 1988 alle 19.35, alcune persone videro una luce di colore blu che si muoveva sopra le montagne della Sierra Berrneja. L'oggetto che, in un primo momento, appariva di forma semisferica, si rivelò in realtà facente parte di un oggetto molto più grande dall'aspetto triangolare. Ad un tratto questa sfera cambiò colore, passando dal blu originario ad un giallo brillante e dando l'impressione di infuocarsi terrorizzò chi stava assistendo all'accaduto.

 
Due caccia "F-14" della Marina americana svaniti durante un'intercettazione su Cabo Rojo

Di lì a poco i testimoni videro entrare in scena tre caccia F-14 Tomcat, mentre sopra di loro un aereo-radar AWAC volava in copertura. Dopo qualche istante cominciarono le manovre di "ingaggio" da parte dei velivoli militari.
La procedura di intercettazione dell'oggetto volante anomalo venne fatta da due F-14, mentre il terzo rimaneva più distante per proteggere le spalle ai due "cacciatori", come in caso di combattimento. Questi tentarono, quindi, un avvicinamento per costringere l'oggetto sconosciuto all'atterraggio, così come prevede la procedura nei casi di violazione dello spazio aereo nazionale. I due aerei militari non ebbero modo di avvicinarsi all'UFO, che si muoveva, compiendo manovre improvvise, ad una velocità molto elevata, con sbalzi di quota repentini, riuscendo anche ad arrestarsi in volo.
Per ben tre volte l'oggetto lasciò che i due caccia, che a turno cercavano invano l'intercettazione, si approssimassero a lui, per poi eluderli con scatti improvvisi. Al terzo tentativo l'UFO si arrestò, mentre un F-14, che lo seguiva più da vicino, si trovò in rotta di collisione con la sua parte posteriore. La gente, che numerosa stava assistendo all'inseguimento, visse momenti di panico nel timore di uno scontro. Non appena però l'F-14 si trovò a ridosso dell'UFO, questi sparì, come se si fosse smaterializzato, tra lo stupore dei testimoni. Poco dopo il secondo F-14, che stava compiendo una manovra di avvicinamento e si trovava alla destra dell'oggetto sconosciuto, sparì come il primo. Il pilota del terzo "caccia", non appena si rese conto dell'accaduto, direzionò il velivolo verso nord e si allontanò dal teatro dell'azione. Avvenuto questo, tre piccole luci di colore rosso fuoriuscirono dall'UFO, all'inseguimento dell'ultimo F-14 rimasto in volo, per poi sparire anch'esse verso nord; del terzo velivolo nessuno seppe più nulla. Il grosso oggetto triangolare, che intanto si era spostato dalla zona della Sierra Bermeja, ritornò verso il punto iniziale, sorvolando ad una quota di circa trenta metri le numerose palme che costeggiavano il lago Saman. Qui, un centinaio di testimoni furono spettatori di un epilogo dei fatti che lasciò tutti ancor più sconcertati. L'UFO a questo punto cambiò la sua forma originale: un'esplosione luminosa separò in due parti ben distinte l'oggetto, senza provocare alcun rumore di sorta. I due oggetti risultati dalla scissione presero direzioni diverse: uno si diresse a nord mentre l'altro a est, per sparire dall'isola a velocità vertiginosa.
Le indagini, condotte da Jorge Martin, ebbero un risultato eccezionale ed eclatante, in quanto oltre cento persone ammisero di aver assistito alla stessa, identica dinamica dell' avvistamento e tutti disegnarono l'oggetto volante non identificato nello stesso modo, fornendo numerosi dettagli che coincidevano. Jorge Martin ipotizzò inoltre, dopo aver ascoltato diverse persone ed aver fatto un'indagine approfondita, che i velivoli militari da "caccia" dovevano essere della Marina degli Stati Uniti d'America, poiché quella sera nessun aereo della Guardia Nazionale portoricana si trovava in volo. Sembra, invece, che una base americana, di stanza nella zona caraibica, stesse compiendo esercitazioni proprio quella sera. Le fonti militari americane invece smentirono immediatamente la paternità dell'azione, negando l'accaduto ma, dalle fonti governative portoricane (e più precisamente dall'Ente Federale dell' Aviazione di San Juan, venne però la conferma che vi era un'esercitazione statunitense in corso nei Caraibi. Immediatamente dopo, l'Ente Portoricano per la Difesa Civile, la polizia ed il governo iniziarono un'azione per smontare e ridicolizzare ogni testimonianza dei fatti. Ma il maggiore impegno degli enti statali fu profuso nel cercare di disinformare la popolazione, per non permettere che quello che era stato visto da più di un centinaio di persone si divulgasse all'intera isola. Dato, però, che l'incidente era di grosse proporzioni e risultava difficilmente contenibile, il direttore dell'Ente per la Difesa Civile, colonnello José A.M. Nolla, uomo di contatto della DIA, statunitense a San Juan, decise di mandare un lettera in cui spiegava la posizione dell'Ente in merito ai fatti. Secondo l'Ente, la situazione era sotto controllo e le indagini sarebbero continuate per accertare fino in fondo la reale dinamica dell'evento. In ogni caso, quanto visto da così tante persone non era da considerare come una minaccia secondo l'amministrazione governativa, che non riteneva in pericolo i cittadini e il territorio di Porto Rico. La dichiarazione rilasciata dal colonnello Nolla mette in evidenza l'ammissione, da parte di un rappresentante della DIA, dell'esistenza di oggetti volanti non identificati. Nella lettera, inoltre, il colonnello cita il coinvolgimento nei fatti di enti portoricani che da sempre avevano negato ogni loro interessamento ad eventi riguardanti gli UFO; tra questi spicca il radio-osservatorio astronomico di Arecibo. La documentazione raccolta da Jorge Martin sull'incidente di Cabo Rojo fu talmente schiacciante da non lasciare dubbi: si trattò di un oggetto volante anomalo. Questo costrinse gli organi ufficiali a prendere una posizione, ammettendo il loro interesse per il fenomeno UFO: e la cosa strabiliante fu che tutto ciò avvenne in un paese che rientra nello scacchiere NATO.
 Protagonista di un incontro ravvicinato verificatosi la mattina del 14 maggio 1988 fu Amaury Rivera, un giovane portoricano che asserì di essere entrato in contatto con l'equipaggio del disco volante che egli stesso aveva fotografato mentre era inseguito da due intercettori. "Una sera, mentre tornavo a casa dopo una giornata di lavoro, incontrai lungo la strada due piccoli esseri che mi condussero in un luogo dove c'erano altre persone, probabilmente gente di Porto Rico.
Entrò in scena un terzo essere che affermava di provenire da un altro pianeta: era vestito di nero, aveva la pelle scura con lunghi capelli neri e ci parlò normalmente senza usare la telepatia. Improvvisamente ci mostrò degli ologrammi e fu come se stessimo viaggiando virtualmente nello spazio: c'era il pianeta da cui diceva di provenire, le case, la sua gente; il secondo ologramma mostrava un meteorite che sarebbe dovuto precipitare sulla Terra nel prossimo futuro, nei pressi di Porto Rico, causando però gravissimi danni su tutto il pianeta. Infine il terzo ologramma mostrava il nostro 'futuro': ci sarebbe stato un unico Governo, situato su un'isola artificiale in un mare scuro e inquinato.
Alla fine fui ricondotto nella mia auto e improvvisamente, come se mi fossi destato da un sonno, vidi degli aerei nel cielo, presi la macchina fotografica e scattai alcune foto. Mi resi conto solo dopo qualche momento di smarrimento che si trattava di tre aerei militari che stavano rincorrendo uno strano oggetto, compiendo attorno ad esso delle strane evoluzioni." Per Jorge Martin il caso di Amaury Rivera fu di notevole importanza, in quanto oltre a riportare una serie di descrizioni dettagliate, era corredato di numerose fotografie dell'oggetto su cui il giovane era stato condotto.
Uno degli alieni era di aspetto umano, mentre gli altri due erano piccoli e dissero di essere degli androidi organici, genetici o biologici, che potevano rimanere per un certo periodo nella nostra atmosfera senza mettere in pericolo la loro vita. Nel corso delle sue indagini Martin individuò altri testimoni, che erano stati protagonisti di casi analoghi pur se in luoghi differenti, raccogliendo testimonianze ancor più dettagliate.

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