In questi giorni sta assumendo nuova attualità la realizzazione del sito per il sistema MUOS (Mobile Users Objective System), presso la già esistente base USA denominata NRTF (Naval Radio Transmitter Facility) nel Comune di Niscemi, presso Caltagirone. Una risoluzione della quarta Commissione Difesa della Camera ha in questi giorni chiesto al governo di fermare i lavori, facendo propria la decisione della Procura di Caltagirone, del 6 ottobre scorso, di sequestrare l’area della Sughereta di Niscemi, dove dovrebbero sorgere le antenne ed i sistemi di terra del MUOS, perché area protetta destinata a riserva naturale.
Questo scritto ha lo scopo di illustrare per sommi capi cosa sia il MUOS e le ricadute ambientali che esso provoca.
Questo scritto ha lo scopo di illustrare per sommi capi cosa sia il MUOS e le ricadute ambientali che esso provoca.
1) Descrizione del sistema.
Il MUOS è un sistema di telecomunicazioni, a copertura mondiale, che dovrà consentire il collegamento tra qualsiasi unità mobile dell’esercito USA, sia che si tratti di unità operanti in zone di pace o di guerra vera e propria (vedi Afghanistan), con altre unità mobili e con i centri di comando e controllo militari statunitensi sparsi nel mondo. Il “prime contractor” del sistema è la statunitense Lockeed – Martin, colosso mondiale degli armamenti e costruttore, tra l’altro, dei famosi caccia bombardieri F35, dei quali il governo italiano si è impegnato a comprare circa 100 unità.
La tecnologia di trasmissione, per la voce e video, è quella dei telefoni cellulari 3G (cioè di terza generazione), mentre nei collegamenti dati è usato il protocollo internet di ultima generazione IP/4.
Il funzionamento dei terminali MUOS a terra o in mare non si discosta, insomma, dalle prestazioni dei normali “smartphones” ormai entrati nell’uso comune di milioni di persone; il problema sta nel fatto che gli smartphones operano soltanto nei Paesi evoluti, che siano cioè dotati di reti terrestri in grado di supportare le complesse funzioni richieste, mentre i terminali MUOS debbono conservare tali funzioni anche nei deserti dell’Asia o dell’Africa, piuttosto che sulle catene montuose più impervie e inaccessibili o nella immensità degli oceani.
Il funzionamento dei terminali MUOS a terra o in mare non si discosta, insomma, dalle prestazioni dei normali “smartphones” ormai entrati nell’uso comune di milioni di persone; il problema sta nel fatto che gli smartphones operano soltanto nei Paesi evoluti, che siano cioè dotati di reti terrestri in grado di supportare le complesse funzioni richieste, mentre i terminali MUOS debbono conservare tali funzioni anche nei deserti dell’Asia o dell’Africa, piuttosto che sulle catene montuose più impervie e inaccessibili o nella immensità degli oceani.
Oltre a quanto detto il MUOS, essendo un sistema militare, deve poter applicare tecniche di criptazione e di protezione del segnale dai disturbi generati in loco da eventuali “nemici”, in modo tale che il segnale scambiato non venga corrotto o intercettato e decrittato; tutto ciò viene realizzato usando sofisticati algoritmi matematici di mascheramento e con l’uso di portanti del segnale che saltano di frequenza in modo imprevedibile, per un ascoltatore non autorizzato (tecniche di “frequency hopping).
Per realizzare tali stringenti requisiti, l’architettura del sistema si basa sulla messa in orbita di 4 satelliti geostazionari, orbitanti sul piano equatoriale a più di 36000 Km dalla Terra, che hanno la caratteristica di mantenere la loro posizione nel cielo (purché siano visibili) costante in qualsiasi momento nell’arco delle 24 ore.
Per realizzare tali stringenti requisiti, l’architettura del sistema si basa sulla messa in orbita di 4 satelliti geostazionari, orbitanti sul piano equatoriale a più di 36000 Km dalla Terra, che hanno la caratteristica di mantenere la loro posizione nel cielo (purché siano visibili) costante in qualsiasi momento nell’arco delle 24 ore.
I satelliti sono posizionati alle seguenti longitudini: 177° Ovest (incrociando il meridiano che passe per le isole Fiji); 100° Ovest (su un meridiano che passa circa a metà degli USA); 15,5° Ovest (su un meridiano che passa per le isole Canarie) e 72° Est (su un meridiano che passa per le Maldive e l’India). Ogni satellite è a sua volta collegato a stazioni di terra dotate di gruppi di grandi antenne paraboliche (ben 18 metri di apertura) i cui siti sono: le Hawaii (per il satellite a 177°O), la Virginia (100°O), la Sicilia (Niscemi) (15,5°O) e l’Australia sud-occidentale (72°E).
Esiste poi una complessa rete in fibra ottica che collega questi siti con un numero imprecisato di centri di comando e controllo delle forze USA in tutto il mondo; a loro volta i satelliti, ognuno dei quali vede due suoi compagni nel cielo, possono fare funzione di “relaying”, fungendo cioè da ponte per tutte quelle informazioni che siano dirette a stazioni di terra non direttamente connesse al satellite stesso.
Esiste poi una complessa rete in fibra ottica che collega questi siti con un numero imprecisato di centri di comando e controllo delle forze USA in tutto il mondo; a loro volta i satelliti, ognuno dei quali vede due suoi compagni nel cielo, possono fare funzione di “relaying”, fungendo cioè da ponte per tutte quelle informazioni che siano dirette a stazioni di terra non direttamente connesse al satellite stesso.
2) Impatto ambientale del MUOS di Niscemi.
Per quanto riguarda l’analisi dettagliata dei rischi per la salute derivanti dalle radiazioni emesse dal sistema MUOS, che verrà costruito come ampliamento della preesistente base statunitense NRTF di Niscemi, si rimanda all’esaustiva relazione stilata il 4 novembre 2011 dal professor Massimo Zucchetti, ordinario della cattedra di “Protezione dalle Radiazioni” presso il Politecnico di Torino e ricercatore associato presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston. Tale relazione, fruibile da chi abbia conoscenze di grandezze elettromagnetiche, è facilmente reperibile, tramite motore di ricerca, sul sito personale del professor Zucchetti.
In tale relazione il prof. Zucchetti fa notare come la base NRTF già esistente (attiva dal 1991), secondo una campagna di misure svoltasi a cura dell’ARPA Sicilia dal 2008 al 2010, emetta radiazioni che provocano la presenza di livelli di campo elettrico, considerati già ai limiti della sopportabilità, nell’abitato di Niscemi e suo circondario. La base NRTF è composta da 41 antenne verticali (di cui 27 attive) operanti nella banda HF (High Frequency), cioè attorno ai 30 MHz e di una antenna verticale operante a bassissima frequenza (VLF, circa 43KHz) adatta per la comunicazione con i sottomarini in immersione; la potenza emessa da questa antenna è veramente notevole: si va da un minimo di 500KWatt ad un massimo di ben 2000KWatt. Tutte le antenne descritte hanno il lobo principale di radiazione a livello del terreno, quindi impattano direttamente su tutta la popolazione e la fauna.
Per di più, nella campagna di analisi fatta, si è potuto misurare soltanto il contributo delle 27 antenne in HF, poiché, con i mezzi a disposizione dell’ARPA, non è possibile misurare il campo elettrico vicino per l’antenna operante a 43KHz, la quale emette una lunghezza d’onda pari a ben 7 Km! Per tutte queste considerazioni, i livelli di radiazioni nel circondario e nel paese di Niscemi APPAIONO ABBONDANTEMENTE SOTTOSTIMATI.
La nuova base MUOS di Niscemi dovrebbe sorgere come ampliamento della precedente base NRTF e sarà composta, principalmente, di 3 antenne paraboliche a microonde, di cui 2 operative ed una in riserva. Le frequenze operative sono: 30GHz (GigaHertz) in trasmissione e 20GHz in ricezione; il diametro del paraboloide è, come detto, di 18 metri mentre la potenza di trasmissione non è nota; il prof. Zucchetti, peraltro, stima sia molto elevata, per la banda di frequenze in uso: circa 1600 Watts. Fortunatamente le antenne paraboliche emettono un fascio estremamente coerente, come direzione, ed essendo puntate verso un punto fisso del cielo (il satellite geostazionario a 15,5° Ovest), non dovrebbero causare pericolose fughe di microonde sul piano terrestre. Ciò non toglie che possano avere effetti, anche molto gravi, su aeromobili che ne dovessero attraversare accidentalmente il fascio di emissione, tenendo conto che, nelle vicinanze, si trova l’aeroporto di Comiso, ex base militare USA (qualcuno dei lettori ricorderà che vi erano di stanza i famosi missili da crociera puntati verso l’URSS durante la guerra fredda) che sta per divenire un aeroporto civile da usare in alternativa al non lontano aeroporto di Catania.
Come ultima analisi sull’impatto ambientale, anche se meno importante della salute umana, vi è il fatto che il MUOS dovrebbe sorgere, come detto, in un’oasi naturale, vincolata a riserva, denominata “Sughereta di Niscemi”; ciò ha dato il destro alla Procura di Caltagirone per emettere un decreto di sequestro del cantiere per violazione delle leggi ambientali. Speriamo che tale Procura tenga anche conto della relazione del prof. Zucchetti, in modo da rafforzare le argomentazioni contro la base, ovviamente vista come il fumo negli occhi dagli abitanti di quei luoghi. Il risultato che si potrebbe ottenere è la cancellazione del nuovo sito del MUOS e, almeno, il serio monitoraggio e la messa in sicurezza dell’esistente base NRTF ai fini delle emissioni elettromagnetiche.
Tecnicamente parlando poi, sarebbe molto meglio, per motivi che sarebbe lungo spiegare, che la stazione MUOS sorgesse in una delle isole Canarie, le minori delle quali sono oltretutto quasi spopolate (contrariamente alla Sicilia); perché i militari USA ed il governo italiano non si mettono d’accordo, al riguardo, con il governo spagnolo? Non vorrei che, in passato, gli americani ci avessero già provato ed avessero ricevuto, da Zapatero, un fermo e cortese quanto fermo diniego.
Tecnicamente parlando poi, sarebbe molto meglio, per motivi che sarebbe lungo spiegare, che la stazione MUOS sorgesse in una delle isole Canarie, le minori delle quali sono oltretutto quasi spopolate (contrariamente alla Sicilia); perché i militari USA ed il governo italiano non si mettono d’accordo, al riguardo, con il governo spagnolo? Non vorrei che, in passato, gli americani ci avessero già provato ed avessero ricevuto, da Zapatero, un fermo e cortese quanto fermo diniego.
di Gian Carlo Caprino
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