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L'AMORE DI DIO PER GLI ESSERI UMANI E TENERO COME IL BACIO CHE MARIA DIEDE A GESU APPENA NACQUE Redazione di Loris Paglia

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domenica 16 febbraio 2014

A Caccia di Alieni con il Dr. Steven Greer

A Caccia di Alieni con il  Dr. Steven Greer
Il suggestivo racconto di uno dei partecipanti ai viaggi organizzati dallo CSETI nei crop circles inglesi, tentando di contattare gli Extraterrestri.
Molti lettori già sapranno chi è Steven Greer.  Io ne avevo colto il messaggio, per me chiaro e convincente, su alcuni numeri di Nexus, che riportavano lunghi estratti della sua stupefacente autobiografia, Hidden Truth -Forbidden Knowledge. Nell’inverno del 2011 scoprii il sito web dello CSETI (Center for the Study of Extraterrestrial Intelligence) e rimasi affascinato dall’idea di entrare in un’organizzazione che propone un metodo per contattare gli extraterrestri,  scegliendo i luoghi del pianeta più notoriamente interessati dagli avvistamenti.
Inoltre, il periodo programmato, dal 24 al 31 luglio, e la zona, il Wiltshire, rappresentavano per me un incentivo ulteriore per tuffarmi nell’impresa. Non  immaginavo però che l’essere incluso tra i partecipanti avrebbe richiesto la procedura lunga e articolata cui dovetti sottostare: moduli da firmare, lunghi questionari, colloqui telefonici transoceanici, ecc. Soprattutto, era indispensabile leggere, oltre al volume su citato, anche altre due opere di Greer. E poi volevano sincerarsi che non avrei avuto timore di fronte a un possibile “incontro”. Se mi venisse chiesto chi me l’ha fatto fare e perché io l’ho fatto, confesserei che, come spesso accade in questi casi, si è trattato di una curiosità innata, un anelito di conoscenza e avventura che mi porto dietro fin da bambino. A questo, aggiungo chenell’autunno del ‘78, anno di “ondata ufologica”, avevo visto e contemplato una luce “non di questo mondo” durante una gita in montagna.
Preparasi al contatto
Il materiale inviatomi dagli USA comprendeva, oltre ai tre volumi cui accennavo, un video su precedenti spedizioni (Mount Shasta) e vari CD/audio sulla storia e gli scopi del CSETI. Tra questi, un CD con la voce di Shari  Adamiak,”braccio destro” di Greer in tutte le sue iniziative più importanti fino al ‘98, quando una forma particolarmente aggressiva di tumore l’ha portata via, e che Greer sospetta essere stata indotta.
Il CD che ho ascoltato di più è quello con il mantra cantato dallo stesso Greer, fondamentale in tutto il training per lo sviluppo di facoltà spirituali. Il samahdi, o stato di trascendenza, diventa la base per ottenere la visione a distanza (remote viewing) di un qualsivoglia punto dello spazio e contattare così entità extraterrestri. Un simile risultato del genere appare fuori dal senso comune e, a dire la verità, non ci sono ancora arrivato… Alcuni compagni di corso mi hanno testimoniato però di contatti telepatici con alieni e di visioni dettagliate. In ogni caso, è già straordinario poter raggiungere, in 20 minuti, ciò che di norma richiede molta più applicazione (ad esempio con il kriya yoga). Tale pratica, che coinvolge sia l’apparato vocale che quello uditivo, induce il rilassamento e, con un po’ di pazienza, trasporta a un livello espanso di coscienza. In quella “cantilena” ritmica di solo tre note è evidente per me un’eco ancestrale tipicamente pellerossa, che presumo sia stata ereditata dalla nonna paterna di Greer, appartenente all’etnia Cherokee. Lo stesso Greer raccontò di avervi aggiunto note e cadenza, mentre per anni aveva seguito una “versione mononota”. Un intrigante caso di sincretismo interetnico tra i Veda dell’India e lo sciamanesimo d’America?
Nel Wiltshire, contea dell’Inghilterra meridionale da almeno un trentennio terra eletta dalla più frequente apparizione di crop circles, ero già stato nell’ estate 2010, però da “vecchio hippy” (mai rinnegato quello spirito), girovagando a piedi,o sfruttando qualche passaggio in auto. Di cerchi potei visitarne solo tre, imbattendomi nel più grande in un gruppo di tedeschi e olandesi. La cosa che mi restò più impressa è che ogni 10 persone interessate al fenomeno, almeno 7 erano donne. Domenica 24 luglio eravamo attesi all’Holiday-Inn di Amesbury, a poca distanza da Stonehenge, e per una volta mi permisi quel lusso solitamente, fuori portata.
alcune immagini che mostrano misteriose presenze all’ìinterno dei crop circle nei campi di frumento del Wiltshire
Training e briefing
Nel pomeriggio tardi tenemmo il briefing, con tanto di cartellino plastificato con nome e provenienza da appuntarsi addosso e che ti faceva sentire importante. Poi ci venne offerta una cena tutti assieme, e io mi ritrovai a sole due sedie da Greer, col quale potei così conversare, contento anche che il suo inglese mi fosse di facile comprensione.  Far parte di un team di 8 nazionalità diverse era davvero una magnifica sensazione e, ancora una volta, vi erano piùfemmine che maschi (14 a 7): Lisa dell’Indiana, anziana e fascinosa avvocato, Raven, una trentenne californiana, Davon, giovane texana casinista (che voce!), Renè, quarantenne dal Canada, Peggy, Kathy e Chak dall’Inghilterra, Karin dalla Cecoslovacchia e Anghelika dalla Norvegia, sui trenta, alta e mora (un’autentica pantera), assistente sociale. La controparte maschile era composta da: Guy (GB), esperto in informatica, Fleming(DK), assistente sociale, Charles (Belgio), impiegato bancario, Fred (USA), con laurea in fisica elettronica e Mark, un bel quarantenne dalla Svizzera. In totale eravamo 14 nuovi e 7 “vecchi” supporters. Ognuno di noi aveva un buddy, un partner con cui mantenersi in contatto in caso di problemi.
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Il mio era Karin, trentacinquenne nata in Cecoslovacchia e residente a Londra, capace di danzare roteando per 30 minuti, secondo la disciplina dei Dervisci. Il nostro traininig per diventare Ambassador to the Universe si svolgeva in due fasi. Dalle ore 22 alle 2 di notte e dalle 14 alle 17. Per le sessioni notturne ci appostavamo per lo più sulla sommità della collina più elevata della zona, con sedie portatili, spuntino e bevande e ben imbacuccati, data la temperatura che talvolta scendeva brutalmente. Greer ci guidava in profondi stati meditativi finalizzati al contatto, oppure ci rendeva partecipi delle sue conoscenze del Sistema Solare, delle costellazioni o anche delle rotte dei satelliti, usando come indicatore un laser che raggiungeva 100 miglia di gittata.
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C’erano poi i break e l’opportunità di sottoporgli le più svariate questioni riguardanti l’esopolitica e tematiche simili. Anche se qualcuno vide qualcosa più di me, non ci fu nessun avvistamento eclatante, solo luci troppo lontane, chissà, forse extraterrestri. Sul motivo di tale insuccesso uno scettico potrebbe facilmente ironizzare, ma io mi domando: che senso aveva quel gironzolare di elicotteri militari attorno alla nostra postazione? Spesso fino all’una dinotte ve n’era almeno uno che vagava come un calabrone. Esercitazioni a vuoto con i consumi di carburante che richiedono? Una notte uno di essi passò sopra le nostre teste. Non so cosa credere, ma la versione del CSETI fu che i militari fossero lì per abbattere eventuali intrusi e, di conseguenza, gli alieni non potevano palesarsi.
Qualcosa di magico
La notte del 25, però, sulla nostra collina accadde qualcosa di magico. Greer, assistito dalla Dott.ssa Jan Bravo (che gli girava le pagine di un volume in sanscrito), ci invitò a partecipare a una puja, cerimonia vedico-sciamanica con altarino e offerte (un fiore, un frutto, una pietra…). I due celebranti erano seduti a terra e tutti gli altri in piedi, subito dietro. Per circa 15 minuti Greer recitò dei brani in sanscrito, con la sua voce melodiosa e profonda e noi cantavamo un OM. Terminata la cerimonia, rivolta in primo piano alle presenze aliene («Il puja piace agli ET», spiegò Greer), restammo tutti a bocca aperta per lo stupore: almeno un 7-8 mucche, che vagavano nella notte per l’altura, si erano inginocchiate nella stessa posizione, formando un cerchio perfetto intorno a noi e in atteggiamento di composta adorazione! Tanto che lo stesso Greer raccontò l’evento in un video con Colin Andrews…
una sfera di luce che si è manifestata durante una prova di Interazione tra il CSETI e gli ET

La fase diurna del nostro percorso formativo consisteva nel visitare assieme gli agroglifi che avevano più probabilità di essere autentici, spesso “freschi” della notte prima. Meditavamo in gruppo e ci scambiavamo le impressioni. Vi dirò anche, a rischio di passare per allocco, che il tempo, spesso piovoso nei giorni precedenti il corso (io ero già in zona 10 giorni prima), per tutta la settimana si mantenne soleggiato o con nuvole passeggere, e peggiorò appena tutto si concluse.  I supporters americani mi dissero con naturalezza: «È sempre così, quando il Dr.Greer atterra con l’aereo, esce il sole…». No comment. Fortunatamente di giorno i voli di elicotteri furono più rari e discreti, mentre si ha notizia che anni prima scendessero a minacciare e molestare i “crop fans”. Insomma quei pomeriggi compensavano la frustrazione del mancato contatto notturno, sul quale, immagino, molti avessero fatto affidamento. Addirittura il pomeriggio del 26 mi accadde un fatto sorprendente ed esaltante: sperimentai di persona qualcosa di cui avevo avuto notizia, credo sulla rivista Alieni, e cioè la trasmissione da parte di alcuni agroglifi di un’energia terapeutica e rivitalizzante. Finora è forse l’episodio più paranormale della mia vita.
L’energia del crop circle
Il 26 luglio era una bella giornata di sole e faceva caldo. Per raggiungere quel cerchio, sempre con le auto del gruppo inglese (a cui invano offrii contributi per la benzina), incontrammo alcune difficoltà.  Il territorio sembrava un mare di campi intervallato da colline a rappresentarne le onde irregolari, bucolico e tranquillo ma anche sottilmente inquietante. Scesi dalle auto, ci incamminammo verso la formazione, che era una delle più sontuose, catalogata come “Etchilhampton 25.07.11”, tecnicamente impossibile da realizzare in una notte e denominato Thetrahedron.
Era un complesso intreccio di linee geometriche (foto sopra) da “leggere” in 3D, già difficile da tracciare su un foglio, con squadra e compasso se non si è esperti in disegno tecnico. Al centro della formazione vi era un alto cespuglio di spighe, già pieno di oggetti idonei a captarne eventuali influssi vibrazionali, come bottiglie d’acqua o bussole. Ben presto occupammo la formazione, sedendoci in cerchio e prendendoci per mano. Non ricordo per quanto tempo restammo in silenzio, perché ero concentrato sul cespuglio centrale, da cui a un certo punto vidi partire serpeggiando una specie di ruscello energetico, come quando il terreno (o l’asfalto) riscaldato dai raggi solari rimanda una vibrazione o irradiazione trasparente ma visibile. Il nostro cerchio umano distava forse tre metri dal centro di spighe, e quel flusso si diresse verso di me, raggiungendomi in pochi secondi. Vidi la scena come in un sogno, senza capire cosa stesse accadendo. Poco dopo iniziai a percepire un calore stranissimo al plesso solare, che andò aumentando, come se ci fosse un caminetto acceso dentro di me, ma era un calore che non mi faceva sudare e mi induceva una sensazione di “estasi”. Assorbii quell’energia sbalorditiva credo per almeno un quarto d’ora.
Più tardi, scambiando con gli altri membri del gruppo pareri ed esperienze, constatai che solo a me eracapitata una cosa del genere. Invece Charles, il belga, che già seguiva non ricordo più quale metodo di ascesi, ci raccontò la sua visione di un’entità antropomorfa e luminosa.  Dal suo tono di voce e da come gli brillavano gli occhi, si capiva che si era trattato di un’esperienza reale, soggettiva-oggettiva, come la mia del resto. I Signori degli AnelliMesi dopo quell’avventura in Inghilterra, nel saggio Scienza, mistica e alchimia dei cerchi nel grano di Adriano Forgione – testo encomiabile per contenuti e immagini – trovai una descrizione che corrispondeva a quanto avevo vissuto nel Tetrahedron. A pag.185 una citazione del “santo laico” Giordano Bruno parla di acqua ignificata o “il fuoco che scalda ma non brucia”: una definizione che descrive perfettamente ciò che avevo provato quel giorno.
Nonostante io trovi fantastico che “i Signori degli Anelli”, ossia gli autori degli agroglifi, ci facciano simili regali, è necessario che dia alcune possibili spiegazioni sul perché proprio a me capitò quell’esperienza: in parte fui facilitato perché avevo alle spalle un lungo percorso (sono insegnante di yoga e reiki) e dall’altro perché probabilmente fra tutti i 22 partecipanti, ero quello più bisognoso di una ricarica d’energia. Ero reduce da logoranti e tragiche esperienze di vita e di morte e quindi, passatemi il termine, non è che mi sentissi proprio al top. E quel cerchio non soltanto mi liberò da alcuni sintomi, ma mi donò per alcuni giorni un’incredibile gioia di vivere, tanto che un’amica inglese volle registrare la mia risata per usarla come sveglia!
Un altro aspetto positivo di quell’esperienza è che mi ha permesso di scoprire che proprio in Italia vi era chi di energie dei crop circles si occupava da un po’, e aveva svolto serie ricerche in proposito. La buona notizia è che non è indispensabile andare fino in Inghilterra, perché si può usare l’immagine di una data formazione, porvi sopra una caraffa d’acqua, di notte, e poi berne quattro bicchieri nel corso della giornata, per quattro settimane. Troverete tutte le spiegazioni del caso nei libri e nel video di Anna Maria Bona (1). In base a esperienze mie e di un paio di amiche, posso dirvi che ne vale la pena, se si è di mente aperta e non si pretende di avere successo in tempi brevi. Per quanto riguarda Steven Greer, posso dichiarare che è circondato da grande rispetto: lo chiamavamo tutti Dr Greer, ma non era oggetto di venerazione servile. Dopo aver letto i suoi libri, la mia impressione è che sia “troppo avanti”, e non solo per il sistema di potere ormai cementificato che ci governa, che dal suo programma rivoluzionario ha tutto da perderci. Anche guardandolo con occhio critico, al massimo potrei dire che è un comunicatore suadente e determinato, a caccia di consenso. Ma vista la posta in gioco, tanto meglio! La schiettezza, l’umiltà e il senso dell’umorismo di questo guerriero di Gaia sono qualità tipiche di chi, come lui, ha vissuto un’infanzia poverissima e si è educato da sé. Una volta mi disse qualcosa del genere: Non devi essere perfetto per vivere la perfezione, altrimenti nessuno otterrebbe mai nulla.
L’ultimo regalo che ci fece fu di mostrarci, in anteprima, alcune foto ad alta definizione del piccolo essere di Atacama (vedi X Times n.53 e 56), la cui storia e i particolari delle analisi sono raccontati nel discusso documentario Sirius, di cui è stata mostrata la première recentemente, sollevando un polverone di polemiche, qualche delusione e altrettanti interrogativi…
di Ugo Argenton


tratto da X-TIMES
Per gentile concessione di Alberto Forgione

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