Ci troviamo su Marte, a 47.9 S e 303.6 E, a sud-est della regione equatoriale Tharsis, sul bordo nord occidentale di Argyre Planitia, una pianura che si trova all'interno di un grande ed antico bacino da impatto (il secondo in dimensioni dopo Hellas).
Il nome, "argyros" ossia "argento", proviene da una mappa disegnata dall'astronomo italiano Giovanni Schiaparelli nel 1877, con riferimento ad "Argyre", un'isola di argento della mitologia greca.
La sonda della NASA Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) il 23 novembre 2013 ha sorvolato la zona alle 15:09 ora locale, con la sua fotocamera ad alta risoluzione HiRISE.
A prima vista l'immagine in apertura (ESP_034342_1315) sembra un po' strana ed offuscata ma non si tratta di un difetto. Sovrapponendo gli scatti in sequenza, blu-verde (BG), rosso (RED) e poi infrarosso (IR), l'animazione mette in risalto sottili nubi ad alta quota.
Questi ciuffi vaporosi, composti per lo più da cristalli di ghiaccio d'acqua e di anidride carbonica, molto simili ai nostri cirri, sembrano veramente veloci, spostandosi di 200 metri dall'immagine blu-verde a quella in infrarosso, ossia muovendosi a 1,08 chilometri al secondo.
Ma questa velocità supersonica è reale?
Ovviamente no, è solo un effetto ottico dovuto al movimento di MRO, che, tra uno scatto e l'altro, si è spostata di 603 metri lungo la sua orbita.
Lo scarto, dai 260 chilometri di altitudine della sonda, alla superficie, è di appena un chilometro, assolutamente trascurabile ed anche inutile se volessimo creare una visione stereo della zona. Ma le nuvole sono ad una quota superiore per cui il movimento si percepisce maggiormente.
Facendo qualche calcolo, è stato stimato che dovevano trovarsi ad una quota di circa 42 chilometri, che non è il massimo per le nuvole marziane, avvistate fino agli 80 chilometri di quota.
Di sicuro, l'effetto è sorprendente!
Frugando nel catalogo delle immagini orbitali, ho trovato, poi, la stessa area ripresa il 26 febbraio 2013 (ESP_030874_1315), alle 14:44 ora locale.
L'angolo di ripresa e la scala dello scatto è diversa, 25 centimetri per pixel anziché 50 centrimetri per pixel della prima foto, così come l'illuminazione: a novembre il Sole si trovava 10° sopra l'orizzonte, mentre nell'immagine di febbraio, a 51° sopra l'orizzonte.
Tuttavia, anche se in questo caso la distanza temporale tra le due riprese è di appena qualche mese, è proprio grazie al ripetuto monitoraggio della sonda MRO che stato possibile scoprire un Marte assolutamente dinamico.
Nessun commento:
Posta un commento