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L'AMORE DI DIO PER GLI ESSERI UMANI E TENERO COME IL BACIO CHE MARIA DIEDE A GESU APPENA NACQUE Redazione di Loris Paglia

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domenica 16 febbraio 2014

Marcahuasi, Peru’: La valle delle statue di pietra


L’altopiano di Marcahuasi è un luogo leggendario: situato a quasi 4000 metri d’altezza nella regione di Lima, è esteso circa 4 chilometri quadrati. Nel centro della meseta vi sono i resti di una cittadella preincaica le cui vestigia risalgono al VIII secolo d.C. Inoltre, disperse nell’altopiano (o forse correttamente ubicate), vi sono molte sculture megalitiche, antropomorfe, zoomorfe e mitologiche, oltre ad alcuni petroglifi e ideogrammi, che Ruzo interpretò come l’opera di una civiltà antidiluviana perduta, da lui denominata Masma.
Il ricercatore esoterico peruviano Daniel Ruzo (1900-1991), passò gran parte della sua vita a studiare alcuni luoghi molto particolari del pianeta, tra i quali Marcahuasi (Perú), e Tepoztlan (Messico).
A dovere di cronica bisogna aggiungere che gli archeologi tradizionali hanno sempre negato che le strane formazioni rocciose di Marcahuasi siano effettivamente delle sculture fatte dall’uomo in tempi remoti, descrivendole semplicemente come il risultato dell’erosione di pioggia e vento nel corso dei millenni e della fantasia dei ricercatori esoterici.
Il fatto strano è che le sculture megalitiche sono numerose e, a cominciare dalla più famosa, il monumento all’umanità, sembrano proprio essere il risultato di un antichissimo lavoro umano. Altre sembrano rappresentare animali particolari come il leone, o il cavallo, che si estinsero in Sud America intorno al 12000 a.C. (potrebbero essere lo smilodon e il cavallo americano).
La più imponente delle montagne sacre della Terra, quella dove vi sono le sculture litiche più belle, sta alle porte di Lima, a ottanta chilometri dall’Oceano Pacifico, nelle Ande. Un popolo grandioso, fondatore di una cultura completa, costruì nell’altipiano di Marcahuasi, 85 secoli fa, un complesso sistema per imbrigliare le acque, e poterle utilizzare per l’agricoltura durante i mesi secchi. Convertì la meseta in una fortezza inespugnabile e in un centro religioso con quattro enormi altari. Consegnò i suoi morti ai condor e scolpì centinaia di massi convertendoli in meravigliose opere d’arte che nessuno può negare. Per tutto ciò ci vollero così tante ore di duro lavoro che possiamo concludere che questa civiltà mantenne per secoli un economia fiorente.
Anche il famoso scrittore italiano Peter Kolosimo descrisse Marcahuasi nel suo libro Non è terrestre, dando a intendere che gli artefici delle strane sculture furono degli “Dei venuti dal cielo”, in un periodo remotissimo, di poco successivo al diluvio.
La teoria di Daniel Ruzo, (che si basava a sua volta sulle intuizioni e i sogni di Pedro Astete), indicava appunto gli uomini della cultura Masma come i primi abitatori della meseta e coloro che intagliarono le statue megalitiche.
Come si evince dal suo libro “Marcahuasi, la historia fantástica de un descubrimiento”, (1974), Ruzo sosteneva che esistirono 5 differenti umanità sulla Terra, e che ciascuna di esse occupò un periodo di 8608 anni, durante i quali gli umani raggiunsero notevoli livelli di sviluppo sociale e tecnologico, ma poi queste conquiste furono cancellate da rispettive catastrofi di proporzioni inaudite, che sarebbero legate, secondo Ruzo, al ciclo della precessione degli equinozi. E’ probabile che Ruzo fu influenzato dal famoso libro “La dottrina segreta” (1888), della scrittrice esoterica russa Helena Blavatsky, nel quale viene spiegata la teoria delle cinque umanità, ma in ogni caso l’ipotesi di Ruzo differisce da quelle della Blavatsky, soprattutto nelle tempistiche.
Dopo aver studiato sculture e siti megalitici a Marcahuasi, Sacsayhuaman, Ollantaytambo (Perú),Tiahuanaco (Bolivia), Tepoztlan (Messico), Fontainbleau (Francia), Stonehenge (Inghilterra), Giza(Egitto), Carpazi (Romania), oltre ad un luogo non specificato in Brasile (Ingrejil?), Ruzo giunse alla conclusione che i megalitici che scolpirono le statue di Marcahuasi e i megaliti degli altri luoghi da lui studiati, erano i sopravvissuti del diluvio universale, che secondo lui accadde esattamente nel 6471 a.C. Le tecniche utilizzate dai megalitici per scolpire le statue, erano, secondo Ruzo, “uniche”, cioè permettevano di cogliere particolari dettagli solo quando vengono illuminate dai raggi del Sole, in giorni ed ore particolari dell’anno.
Ma chi erano gli uomini della cultura Masma? E perché, secondo Ruzo, scolpirono le statue di Marcahuasi?
Secondo il ricercatore peruviano, la quarta umanità era dominata dalla cultura di Atlantide, che aveva il suo centro nell’omonima isola, situata non lontano dall’attuale costa della Mauritania. Quando accadero i primi segnali della catastrofe conosciuta oggi come “diluvio”, che secondo Ruzo avvenne esattamente quando il Sole iniziò a sorgere (durante gli equinozi), avendo nel suo sfondo la costellazione dei Gemelli (che corrisponde, secondo i suoi calcoli, al 6471 a.C.), alcuni Atlantidei si rifugiarono in Mauritania mentre altri proseguirono per lo Yemen.
Sempre secondo la sua visione, gli Atlantidei Mauritani diedero luogo alla cultura Masma, mentre gli Atlantidei Yemeniti diedero luogo alla cultura Imiarita. Siccome il livello dei mari stava salendo e la catastrofe si avvicinava, entrambi i popoli cercarono rifugio in terre elevate e alcuni gruppi isolati navigarono fino al Nuovo Mondo. I Masma attraversarono l’Atlantico, e risalendo il Rio delle Amazzoni e i suoi affluenti giunsero alle Ande, mentre gli Imiariti navigarono verso est, e giunsero in Sud America attraversando l’Oceano Pacifico.
Sempre secondo Ruzo piccoli gruppi di megalitici Masma e Imiariti si stabilirono nelle Ande a partire da 85 secoli fa, dando inizio alla cultura andina e fondando il loro principale luogho di culto: Marcahuasi.

La fortezza

Le statue di Marcahuasi sarebbero state scolpite, per lasciare ai posteri la conoscenza di un passato grandioso. Per esempio la Thueris (Taweret) egizia, (Dea della fertilità, rappresentata da un ippopotamo femmina gravido), sarebbe stata scolpita per ricordare le lontane origini semitiche degli Imiariti, oltreché per raffigurare il símbolo della “matrice” o “rinascita”.
Secondo Ruzo la causa scatenante la catastrofe ciclica, che avviene ogni 8608 anni, è il passaggio del Sole attraverso 4 segni zodiacali, causato dal cambiamento della direzione dell’inclinazione dell’asse terrestre, ovvero dalla precessione degli equinozi. Il ricercatore credeva che solo all’entrata di tre specifici segni zodiacali, rispettivamente Gemelli, Acquario e Bilancia, accadrebbero le catastrofi cicliche causate alternativamente dai fattori: aria, terra, fuoco, acqua.
Seguendo la sua logica accadrebbero pertanto 3 catastrofi universali nel corso dei 25824 anni (1), il tempo totale del ciclo della precessione degli equinozi.
Ricapitolando, Daniel Ruzo sosteneva che:
  1. la prima umanità aveva raggiunto il grado di civiltà tecnologica nel 40903 a.C. ed era stata distrutta dall’elemento aria (tornado? dissolvimento dell’atmosfera?) esattamente nel 32295 a.C. quando il Sole entrò nei Gemelli.
  2. la seconda umanità fu distrutta nel 23687 a.C. dall’elemento terra (terremoti?) quando il Sole entrò nel segno dell’Acquario.
  3. la terza umanità fu distrutta nel 15079 a.C. dall’elemento fuoco (vulcani? meteorite?); quando il Sole entrò nella Bilancia.
  4. la quarta umanità fu distrutta dall’elemento acqua (diluvio, fine delle glaciazioni?), esattamente nel 6471 a.C., quano il Sole entrò nuovamente nei Gemelli.
  5. la quinta umanità (l’attuale), sarà distrutta dall’elemento aria, quando il Sole entrerà nuovamente sotto il segno dell’Acquario, esattamente nel 2137 d.C.
Allo scopo di verificare se le intuizioni e le credenze di Daniel Ruzo possano avere un riscontro effettivo reale, analizziamo ora le possibilità scientifiche che i moti ciclici della Terra nello spazio, possano causare delle catastrofi o possano innescare dei complessi processi che portino alle glaciazioni e quindi alla fine di civiltà tecnologiche.
La “Faccia” di Marcahuasi, ricorda molto quella fotografata dalla sonda Viking su Marte

Uno dei primi scienziati che studiò in modo approfondito le interelazioni tra i movimenti della Terra nello spazio e l’alternarsi dei periodi glaciali (o la possibilità di altre catastrofi gigantesche), fu il matematico serbo Milutin Milankovic (1879-1958). Milankovic studiò quattro movimenti della Terra che incidono sulle glaciazioni: l’eccentricità dell’orbita (ovvero quanto l’orbita sia più o meno elittica), l’inclinazione dell’asse terrestre rispetto all’eclittica (che varia con un ciclo di 41.000 anni), la precessione degli equinozi (cambiamento della direzione dell’inclinazione dell’asse terrestre, che ha un ciclo di 25776 anni), e infine l’oscillazione del piano dell’eclittica (che ha un ciclo di 70000 anni).
Per quanto riguarda l’eccentricità, oggi sappiamo che è un valore importante, in quanto minime variazioni, (causate dall’attrazione di altri corpi celesti, in particolare Giove e Saturno), potrebbero causare cambiamenti climatici. Alcuni studi hanno dimostrato che l’eccentricità varia con un ciclo che va dai 95.000 ai 125.000 anni. L’eccentricità della nostra orbita va dal valore 0,005 (quasi circolare) fino ai 0,058 (massima eccentricità). Attualmente questo valore è di 0,017. Quando l’eccentricità è massima la differenza di radiazione solare tra il perielio (minima distanza dal Sole) e l’afelio (massima distanza dal Sole) raggiunge il 6,8% del totale (mentre oggi è al 3,4 % del totale). Secondo lo studioso James Croll (XIX secolo), i periodi di massima eccentricità corrisponderebbero ai periodi glaciali, ma questa teoria è stata messa in discussione da altri studiosi.
Per quanto riguarda la precessione degli equinozi, movimento della Terra che è stato osservato fin dall’antichità (vedi mio articolo: I valori del pi greco e della precessione degli equinozi nelle piramidi di Teotihuacan e Giza), oggi si può affermare che esso ha un ciclo di 25776 anni.
Quando l’asse della Terra punta verso il Sole nel perielio, l’emisfero nord ha grandi differenze di clima tra l’inverno e l’estate (un inverno molto freddo e un estate molto calda); mentre l’emisfero sud non avrebbe differenze significative (inverno mite e estate fresca).
Secondo il matematico francese Joseph Ademar (XIX secolo), la precessione degli equinozi sarebbe il “motore cosmico”, che causò la fine della glaciazione di Wisconsin-Wurm, circa 10000 anni fa. La sua teoria è stata però è stata confutata da vari climatologi.
Anche l’inclinazione dell’asse terrestre rispetto all’eclittica (che varia con un ciclo di 41.000 anni), è stata indicata come una possibile causa dell’inizio delle ere glaciali, in quanto ad un inclinazione dell’asse terrestre di 24,5 gradi corrisponderebbero inverni rigidissimi. Fu proprio Milankovic che indicò al contrario le estati fresche (pertanto i periodi di minima inclinazione), come la causa dello scatenarsi dei periodi glaciali: durante quei periodi la neve accumulata durante l’inverno non riuscirebbe a sciogliersi e così si potrebbe innescare la glaciazione.
La combinazione dei tre fattori sopracitati oltre all’oscillazione del piano dell’eclittica (che ha un ciclo di 70000 anni), hanno portato vari studiosi a sostenere che le glaciazioni abbiamo un ciclo di 100 millenni e siano intervallate da periodi interglaciali di 10 o 12 millenni.
Vi sono però altre teorie che indicano rispettivamente in 21, 40 o 400 millenni la durata dei periodi glaciali.
Queste teorie non sono state però ancora universalmente accettate in quanto devono essere considerati anche altri fattori come la distribuzione dei continenti sulla superfice terrestre, la possibiltà del passaggio di comete e anche l’impatto umano sull’atmosfera terrestre. Inoltre gli scienziati si sono concentrati sull’analisi della possibilità che i moti della Terra siano causa delle glaciazioni, ma non sono giunti a conclusioni certe sulla possibilità della ciclicità di altre catastrofi globali, come per esempio l’aumento del vulcanesimo su scala mondiale, l’impatto di asteroidi giganti, il cambio di polarità della Terra o periodi di siccità potenzialmente pericolosi.
Se la teoria della ciclicità dei 100000 anni con intervalli interglaciali di 12000 anni fosse vera, si potrebbe pensare che entreremo a breve in una nuova era glaciale, ma in ogni caso non è stata trovata una correlazione certa con la precessione degli equinozi, indicata da Ruzo come la chiave del problema.




A tutt’oggi nessuno è in grado di dire con certezza assoluta quando avverrà la prossima catastrofe di livello planetario e da cosa sarà causata. A mio parere oltre agli scienziati che si basano sulle evidenze matematiche, devono essere tenuti in considerazione anche i ricercatori esoterici, che potrebbero, con le loro intuizioni, indicare la giusta via da approfondire per comprende il passato e cercare di prevenire il nostro futuro da un punto di vista olistico.
Comunque, della meseta di Marcahuasi non tutto è stato esplorato: nella zona chiamata Infiernillo vi sono dei passaggi sotterranei dove Ruzo aveva tentato d’inoltrarsi, ma aveva dovuto desistere a causa della rarefazione d’ossigeno (ricordiamoci che in alcuni punti della meseta si raggiungono i 4200 metri e Ruzo aveva già 60 anni). Per esplorarli ci vorrebbe un equipaggiamento sofisticato che dovrebbe includere bombole d’ossigeno e tute termiche.
Inoltre, a solo nove chilometri da Marcahuasi c’è uno stranissimo volto scolpito nella roccia di grandi dimensioni. Per certi aspetti ricorda la faccia di Marte che fece scalpore qualche tempo fa. Potrebbe essere solo uno strano gioco di luce, ma in ogni caso sarebbe interessante organizzare un esplorazione nella zona per verificare sul campo se vi siano evidenze archeologiche.
Come si vede Marcahuasi racchiude in sé ancora molti misteri, ai quali solo poche persone, dalla mente aperta e libera possono accedervi. Forse il segreto di Marcahuasi, come quello dell’ antica cultura megalitica che dominò il Sud America subito dopo il diluvio, è nascosto in qualche caverna nelle Ande. La nostra civiltà, non troppo interessata agli enigmi del passato, distratta e occupata a consumare le risorse senza preoccuparsi dell’ambiente, ha perso di vista gli antichi insegnamenti dei nostri antenati, ma sono certo che recuperarli potrebbe migliorare la nostra vita sulla Terra sul piano del rispetto reciproco verso gli umani e gli animali e su quello della spiritualità.

(1) Il valore esatto della precessione degli equinozi calcolato oggi è 25776 anni.

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